Il Gruppo Argea a Identità Golose
Uno tra i più grandi gruppi vinicoli del nostro Paese ha organizzato a Milano una doppia degustazione delle principali referenze: Zaccagnini, Poderi dal Nespoli, Ricossa e Cuvage da un lato e, dall’altro, i vini dealcolati. La qualità conta, gli investimenti anche, ma la dimensione può fare la differenza. Interessante è individuare, in uno scenario del vino che desta più di una preoccupazione, le scelte strategiche di un grande gruppo come Argea.
Argea è il più grande gruppo vinicolo privato italiano operante in cinque regioni (Emilia Romagna, Piemonte, Abruzzo, Sicilia e Veneto): fa capo ad una holding partecipata dal fondo di private equity Clessidra. Una storia recente, che risale al 2021 con l’acquisizione dell’azienda Botter in Veneto e il successivo ingresso della piemontese Mondodelvino. Da marzo 2023 viene acquisito anche il patrimonio vitivinicolo della cantica abruzzese Zaccagnini, integrando realtà diverse in un progetto comune fondato su qualità, sviluppo e sostenibilità. Oltre a queste aziende, i luoghi e le cantine del vino di Argea sono Cuvage e Ricossa, sempre in Piemonte, Poderi dal Nespoli in Romagna, Barone Montalto in Sicilia, seguiti da altre cantine come Doppio Passo, Itinera ed Enzo Bartoli. Argea ha realizzato un piano industriale che mira da un lato a preservare l’identità delle cantine, alcune delle quali storiche, e dall’altro ad accrescere e valorizzare le possibili sinergie anche in ottica di economie di scala e di messa a fattor comune di experties e know how: ricavi consolidati per oltre 450 milioni di euro, nove sedi produttive, oltre 600 collaboratori e una produzione orientata per la quasi totalità all’export (90%). Nell’indagine 2024 delle eccellenze italiane di Anna Di Martino “Affari nel calice” condotta per il Corriere della Sera, il Gruppo Argea non è solo tra le 118 maggiori aziende italiane, ma è registrata al secondo posto (invariata nel confronto year-on-year rispetto al 2023) nella top ten dei maggiori imbottigliatori privati, con 158,8 milioni di bottiglie, preceduto da Iwb, Italian Wine Brands. Argea ha in atto un piano di investimenti ambizioso da realizzare entro il 2025 con 50 milioni di euro di stanziamenti: tra le priorità, l’innalzamento dei livelli di sostenibilità di Gruppo e di responsabilità sociale, con politiche Esg che puntino a testimoniare l’impegno anche attraverso l’ottenimento di certificazioni di prodotto e di processo.
Lo scenario economico
L’aumento dei costi delle materie prime e l’innalzamento dei tassi di interesse hanno condizionato il potere d’acquisto dei consumatori: in misura maggiore rispetto al passato, questi ultimi sono più disponibili a rinunciare al prodotto vino, su cui hanno impattato negativamente – inter alia – un cambiamento dei consumi e le allerte salutistiche. Se il climate change modifica la geografia mondiale del vino con la ricerca di zone viticole che possano rivelarsi più adeguate alla produzione di uva, ad esempio ad altitudini più elevate, è anche vero che i produttori sono maggiormente spinti rispetto al passato verso la sperimentazione di pratiche innovative, con sempre più attenzione alla sostenibilità e a una valutazione sulla scelta delle uve da impiegare e sulle tecniche di vinificazione. Il ricambio generazionale impone una rimodulazione nell’approccio al vino e modelli comportamentali ormai diffusi promuovono uno stile di vita che invoca un consumo responsabile: inevitabile che questo perimetro si traduca in una frenata complessiva nei consumi. Se i giovani preferiscono vini prodotti secondo criteri di sostenibilità e di rispetto verso l’ambiente e sono indubbiamente aperti al consumo di bevande analcoliche o di vini low alcol, anche le generazioni più adulte sono messe in allerta dalle tendenze salutistiche, con la promozione di un consumo più contenuto in termini di quantità e di gradazione alcolica: il monito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità “nessun livello di alcol è sicuro” ha impattato anche dal punto di vista emotivo, e l’affermazione di bianchi o di rosé, così come degli spumanti Metodo Classico nel nostro Paese, è una riprova di questi fenomeni. Secondo un’indagine Censis svolta nel 2024, la tipologia di vino più amata dagli italiani rimane il rosso, con un indice di gradimento dell’80,8% degli intervistati, seguito dal vino bianco e dalle bollicine, degustate invece con maggior favore dai giovani in età compresa dai 18 ai 34 anni, anche per il loro impiego sul fronte della mixology. Secondo i dati prodotti dell’Oiv – l’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino – la produzione mondiale di vino nel 2023 si è attestata a 237 milioni di ettolitri, in calo rispetto al 2022 (-9,6%), prevalentemente a causa di fattori meteorologici che hanno visto nell’annata alternarsi periodi di precipitazioni molto intense a siccità estreme, unite alla diffusione di malattie fungine come oidio e peronospora. L’Oiv indica nel 2023 per il nostro Paese una produzione di vino di 38,3 milioni di ettolitri, con un calo del 23,2% sul 2022. Dal punto di vista della domanda in termini di consumo di vino, l’Europa nel 2023 si attesta a 107 milioni di ettolitri, e l’Italia, con 21,8 milioni di ettolitri, si posiziona al secondo posto nella classifica dei consumi, preceduta dalla Francia con 24,4 milioni e seguita dalla Germania con 19,1 milioni.
La doppia degustazione
Da un lato le eccellenze di quattro tra i brand più noti del Gruppo Argea, e dall’altro i vini dealcolati: al banco d’assaggio sono state presentate le bottiglie di quattro cantine del gruppo, con gli enologi Stefano Ricagno, Federica Lauterio e Scipione Giuliani e la conduzione di Filippo Bartolotta. Il doppio wine tasting rivolto alla stampa e ai sommelier professionisti ha riguardato in primis le eccellenze di Zaccagnini, Poderi dal Nespoli, Ricossa e Cuvage: per Ricossa il Noceto Nizza DOCG da uve barbera e per Cuvage l’Alta Langa DOCG Brut Metodo Classico, mentre per Zaccagnini il Chronicon, Cerasuolo D’Abruzzo DOC Montepulciano d’Abruzzo, il San Clemente Trebbiano D’Abruzzo DOC, dalle spiccate note floreali e da una piacevolissima acidità, figlia di quelle escursioni termiche che caratterizzano le colline abruzzesi, e infine l’iconico Tralcetto Montepulciano d’Abruzzo Riserva DOC. Per Zaccagnini questo vino è un cult, con un piccolo tralcio di vite legato con la rafia sul collo delle bottiglie, posto a mano dalle donne di Bolognano, il piccolo comune pescarese dove è nata la cantina. Di Poderi dal Nespoli è stato proposto in degustazione il Gualdo Romagna Doc Sangiovese Predappio Biosimbiotico, l’Orange Wine Bianco Rubicone Igt e Il Nespoli Romagna DOC Sangiovese Superiore Riserva. Con Poderi dal Nespoli ci troviamo in Romagna, all’interno di una tenuta nella Valle del Bidente, una zona di collegamento tra gli Appennini, al confine tra la Rivera romagnola e la Toscana. Si tratta di un punto storico di passaggio, con una natura incontaminata e un terroir che si rivela eccellente per la produzione di vino. Rientra nell’ambito di quello che viene definito il bio-distretto di Romagna, una area biosimbiotica vocata al biologico. La responsabilità dei vigneti è affidata a Celita Ravaioli, quarta generazione della famiglia dei fondatori dell’azienda. Celita entra ufficialmente in azienda con la vendemmia 2001 e nel corso degli anni crea un team di diciotto persone, originarie della zona, con cui consolida una relazione professionale basata sulla responsabilità e sull’intelligenza produttiva. “Ogni componente della squadra conosce a fondo la tradizione di questa terra e accompagna con il proprio lavoro tutta la vita del vigneto, dalla messa a dimora delle barbatelle alla vendemmia. La possibilità di seguire direttamente tutte le fasi è fonte di grande motivazione, conoscenza e responsabilità, che possiamo trasferire nella qualità del frutto raccolto”. Dal punto di vista climatico la zona è caratterizzata da importanti escursioni termiche tra giorno e notte, da un’ottima ventilazione e da terreni di medio impasto di natura drenante, che non solo favoriscono la maturazione delle uve, ma scongiurano naturalmente la diffusione di umidità eccessiva e di funghi patogeni. L’agricoltura biosimbiotica trova nelle Micorrize il suo fondamento: si tratta di una tecnica che prevede l’inoculazione di microrganismi fungini in prossimità delle radici delle viti, in quella particolare porzione di suolo chiamata rizosfera, con l’obiettivo di creare una sinergia positiva tra l’apparato radicale della pianta e i funghi. L’azione delle Micorrize è su più fronti, legata alla difesa dell’apparato radicale da funghi e da batteriosi, e presenta vantaggi per la vite grazie ad un maggiore assorbimento radicale dei nutrienti e dell’acqua presenti nel suolo, in particolare fosforo e calcio, generando anche una maggiore resistenza della pianta agli stress di origine biotica da agenti patogeni e parassiti animali. Nel luglio del 2023 Riccardo Cotarella, uno dei più famosi e apprezzati winemaker a livello internazionale, è arrivato a Poderi dal Nespoli. Nel 2025 verranno lanciate sul mercato cinque nuove etichette firmate da Cotarella: tre rossi, Il Nespoli, Prugneto, Borgo dei Guidi (che hanno visto un restyling enologico) e due bianchi. Si tratta di un tassello importante nell’ambito del piano di investimenti del gruppo. L’idea è di proseguire nella valorizzazione dei vitigni nativi, avviando comunque una produzione sperimentale anche su alcune varietà internazionali.
La sfida sui dealcolati
All’interno di un mercato che più che berli, ne parla, i vini dealcolati sono alla ricerca di uno spazio meglio definito, non solo dal punto di vista legislativo, ma anche nell’indice di gradimento dei consumatori: nella continua alternanza tra detrattori, promotori e curiosi, Argea lo scorso aprile ha presentato la prima “Antologia” italiana di vini no-alcol, otto etichette “zero-alcol” proposte in degustazione anche a Milano. Al di là delle mode o delle allerte salutistiche, sicuramente questa produzione si rivolge a coloro che non possono o non vogliono avvicinarsi a bevande con alcol: questo, tuttavia, non deve precludere la ricerca di un adeguato livello qualitativo, che possa consentire di trovare nel calice identità territoriale e piacevolezza gustativa. Argea ha immaginato gli otto vini dealcolati come narratori dei territori viticoli italiani, e vitigni e uvaggi sono stati selezionati con cura, provenienti dai territori delle regioni in cui opera il gruppo: dalla siciliana Barone Montalto arrivano un bianco e un rosso della linea “Passivento”, i primi no-alcol realizzati con vini della regione, pionieri della tipologia come i due “Tralcetto”, bianco e rosso, proposti dell’abruzzese Zaccagnini, mentre Asio Otus, la linea più di “ricerca innovativa”, presenta tre nuove etichette, bianco, rosso e spumante, e con un finale con le bollicine di Gran Passione. I vini sono stati sottoposti alla de-alcolizzazione utilizzando tecnologie enologiche avanzate in partnership con un’azienda tedesca specializzata in questo settore. Grazie alla leggera pressione sottovuoto, l’alcol evapora a bassa temperatura in pochi minuti. Questa particolare tecnica consente di preservare il bouquet dei profumi naturali del vino durante tutto il processo di estrazione dell’alcol e poterlo ridosare, integro, nel prodotto finito ottenendo così un vino che, negli intendimenti degli enologi, mantiene le stesse peculiarità e caratteristiche organolettiche, con una interessante impronta distintiva dei territori e delle uve del vino originario. “Le etichette che presentiamo, ispirate ai tanti territori viticoli dove operiamo, rappresentano un completamento ideale del nostro portfolio vinicolo. Si tratta di prodotti di grande piacevolezza e ampiezza aromatica, frutto di blend sapientemente studiati, perché solo da un grande vino si ottiene un ottimo no-alcol: offrono ai consumatori interessati prodotti a basso contenuto alcolico e la possibilità di scoprire la grande varietà che ci mette a disposizione il vigneto italiano”, ha commentato Giacomo Tarquini, Global Brand Director di Argea. “Il nostro nuovo progetto enologico dedicato ai vini no-alcol”, ha dichiarato Massimo Romani, Amministratore Delegato di Argea, “vuole essere espressione di un approccio contemporaneo alla territorialità, in grado di dare una risposta seria alla domanda crescente dei consumatori di tutto il mondo che vogliono coniugare gusto del vino e leggerezza. Se consideriamo che, secondo un recente studio, solo in Europa il ‘no alcol’, tra vino e birra, passerà da 9,4 miliardi di dollari del 2023 a 16,8 del 2032, si comprende come la nostra proposta rappresenti una scommessa che va oltre il business, convinti che la strategia del no-low alcol possa offrire realmente a tanti territori viticoli del nostro Paese una interessante prospettiva di mercato, diversa e complementare”. La squadra di nuove etichette zero alcol di Argea arriva sul mercato già forte di un riconoscimento importante: la doppia medaglia d’argento ottenuta dal Tralcetto bianco e Tralcetto rosso di Zaccagnini all’ultimo Mundus Vini, il concorso enologico internazionale organizzato in Germania da Meininger Verlag GmbH, che certifica il risultato del lavoro di ricerca portato avanti dal team degli enologi del Gruppo. Il futuro di questi vini passerà dalla capacità di comunicare e di formare correttamente gli operatori anche nell’ambito della ristorazione. La partita si giocherà soprattutto sulla Generazione Z, che potrebbe guardare di buon occhio questi vini per la possibilità di degustare e trascorrere una serata in compagnia avendo comunque la possibilità di mettersi alla guida rispettando criteri di bere responsabile e di sicurezza.