Il volto millennial del Brunello: Giacomo Bartolommei e la sfida di svecchiare un mito
In un ritratto firmato da Robert Camuto per Wine Spectator, scopriamo la visione di Giacomo Bartolommei, il più giovane presidente nella storia del Consorzio del Brunello. Il pezzo esplora la sua doppia anima di vignaiolo a Caprili e leader politico, impegnato a rendere il Brunello attraente per gli under 50, a nobilitare il Rosso di Montalcino e a proteggere il sangiovese dalle insidie del clima che cambia.
Nel mondo elitario e talvolta un po’ statico del vino toscano, Giacomo Bartolommei rappresenta una rarità assoluta. A Montalcino, terra spesso dominata da grandi investitori esterni ed enologi di fama, lui è l’eccezione che conferma la regola: un trentaquattrenne con le mani sporche di terra, cresciuto in una famiglia di agricoltori veri, che oggi si ritrova a essere il volto e la speranza di una delle denominazioni più prestigiose d’Italia.
In un recente articolo pubblicato su Wine Spectator e firmato da Robert Camuto, Bartolommei viene raccontato non solo come l’anima enologica della tenuta di famiglia, Caprili, ma come il leader di una necessaria rivoluzione generazionale. Nonostante la giovane età, ha già dieci anni di vendemmie alle spalle e un Brunello di Montalcino 2019 che si è piazzato al 15esimo posto nella Top 100 del 2024 della rivista americana. Ma la vera notizia è un’altra: lo scorso giugno è stato eletto come il più giovane presidente di sempre del Consorzio del Brunello di Montalcino, alla guida di oltre 200 produttori.
La sfida che si è posto è titanica: togliere un po’ di polvere dall’immagine del Re dei vini toscani. Bartolommei osserva lucidamente che il Brunello è ancora percepito come un vino per chi ha superato i cinquant’anni. I giovani, i cosiddetti Millennial e la Gen Z, sembrano distanti, quasi indifferenti. Come riconquistarli? La strategia di Bartolommei è duplice: comunicare che il Brunello, pur essendo un mostro sacro dell’invecchiamento, può essere goduto anche nei primi anni dopo l’uscita, e soprattutto puntare i riflettori sul Rosso di Montalcino.
Per troppo tempo considerato un “Baby Brunello” o un vino di serie B, il Rosso è al centro della riscossa. Se il fratello maggiore richiede almeno cinque anni di attesa prima di arrivare sul mercato, il Rosso è pronto il settembre successivo alla vendemmia, costa una frazione del prezzo e ha una gradazione alcolica spesso più contenuta. Per Bartolommei e per i produttori che ne condividono la visione, il Rosso non deve essere un ripiego, ma un vino con una propria identità forte, la porta d’ingresso ideale per reintrodurre Montalcino alle nuove generazioni. Una convinzione che Giacomo applica dal 2016, quando ha iniziato a trattare il suo Rosso con cure “da Brunello”, ottenendo risultati eccellenti.
La storia della famiglia Bartolommei è un classico racconto italiano di riscatto e dedizione. Mezzadri all’inizio del Novecento, acquistarono la tenuta Caprili nel 1964, alla fine del sistema mezzadrile. Fu nonno Alfio a piantare le prime viti nel 1965, utilizzando le marze prese dalla storica cantina Argiano, dove lavorava. Per anni hanno venduto vino sfuso come Chianti (la zona si sovrappone a quella dei Colli Senesi), fino alla prima bottiglia di Brunello nel 1978. Oggi, l’azienda si estende su oltre 20 ettari a Montalcino e altri in Maremma (dove coltivano vermentino), mantenendo intatta la gestione familiare: papà Manuele in vigna aiutato dal giovane cugino Filippo, zia Paola in ufficio e Giacomo in cantina e sui mercati.
Ma la tradizione, per sopravvivere, deve adattarsi. Camuto sottolinea come Bartolommei stia affrontando di petto il cambiamento climatico. Le estati sempre più torride rendono le uve più fragili, rischiando di far perdere gli aromi preziosi del sangiovese. La risposta tecnica di Giacomo è stata il passaggio a vinificazioni più delicate e l’uso di vasche di cemento per ridurre la permanenza in legno, preservando freschezza e frutto. In vigna, la battaglia contro il sole si combatte con reti ombreggianti verticali, stese per proteggere i grappoli dai raggi UV più violenti: è questa, dice, la vera sfida del futuro.
L’articolo si chiude con una riflessione sulla comunicazione nell’era digitale. Bartolommei è consapevole che oggi la competizione non è solo nel calice, ma sugli schermi degli smartphone: in un mondo dominato da TikTok e Instagram Reels, hai dai 30 ai 60 secondi per catturare l’attenzione di un ragazzo che magari preferirebbe un cocktail.
Se il vino può essere “venduto come un paio di sneakers” è ancora da vedere, ma una cosa è certa: dove va Montalcino, spesso va tutto il vino italiano. E con Giacomo Bartolommei al timone, la rotta sembra puntare verso una modernità consapevole, che non dimentica le radici contadine ma guarda dritta negli occhi il futuro.