Italia-Cina: andata e ritorno
Un viaggio alla scoperta dei vitigni autoctoni italiani e i loro vini in Italia e in Cina
La 56esima edizione di Vinitaly ha registrato il record di 97.000 presenze, 30.000 delle quali rappresentate da operatori esteri e si è conclusa, è il caso di dire, con una degustazione da record. Italia-Cina: Andata e ritorno, un viaggio alla scoperta dei vitigni autoctoni italiani e i loro vini in Italia e in Cina, questo il titolo della masterclass condotta dal noto e pluripremiato wine writer Ian D’Agata, che vive e lavora in Cina, affiancato da Yumi Liu, Brand Manager della EMW Wines e wine writer. Presenti in sala i produttori delle aziende italiane e cinesi unite sullo stesso terreno di alcune varietà internazionali ed alcune autoctone italiane come sangiovese, aglianico e barbera.
Alla scoperta della Cina con Ian D’Agata
In apertura Ian D’Agata ha tratteggiato la storia e le caratteristiche della viticoltura e dell’enologia cinese. Già nel XIII secolo Marco Polo descrisse la coltivazione della vite in Cina, ma la produzione di vino risale probabilmente alla dinastia Han (206-220 a.C.). La vitis vinifera arriva in Cina nella seconda metà dell’Ottocento e nel secolo successivo cresce l’importazione di varietà, dapprima dalla Francia e dall’Europa Orientale e successivamente anche da Germania, Francia e Italia (oltre 120 varietà). La Cina ha comunque le proprie specie, come la vitis amurensis e, tramite incroci, sono state ottenute decine di varietà, come ad esempio quelle della serie Bei (Beihong, Beichun e Beimei).
Tra i primi dieci produttori di vino
Oggi la Cina è tra i primi dieci produttori di vino per volume all’anno (per il solo vino rosso addirittura all’ottavo posto), ma è anche tra i primi dieci per consumo annuale (al sesto posto). Rilevanti sono anche i cambiamenti in atto nella viticoltura ed enologia cinesi: mentre fino a pochi anni fa dominavano i vitigni di origine francese, oggi viene riconosciuta sempre più la bontà dei vitigni autoctoni italiani, con impianti di nebbiolo, sangiovese, moscato bianco, aglianico, arneis, dolcetto e altre uve italiane con vigneti a loro dedicati e messi a dimora nei più disparati terroir cinesi. Si studiano anche i vitigni che ottengono i migliori risultati come il cabernet gernischt (simile al carmenère), il petit manseng e il marselan, ritenuta oggi la varietà più promettente in assoluto. Sono dodici le regioni geografiche dedicate alla vitivinicoltura, in prevalenza situate nella Cina settentrionale, poiché a sud il problema dell’eccessiva piovosità è il deterrente maggiore per la coltivazione. A Nord, per difendere le viti dalle rigide temperature invernali, si adotta la particolare e dispendiosa pratica dell’interramento delle viti, coltivate a guyot inclinato a 45 gradi, con il tralcio a frutto posto in verticale: una pratica che influenza indubbiamente il costo finale delle bottiglie. Stanno emergendo anche stili regionali diversi e riconoscibili; ad esempio, un Marselan del Ningxia è distinguibile da uno dello Shandong: più strutturato e maturo il primo, più fresco e minerale il secondo. Quindi, non “solo” Wine of China” o “China” sull’etichetta, ma anche il luogo d’origine specifico.
La degustazione
La degustazione-confronto, arbitrata da Ian D’Agata, è stata davvero un’occasione unica e, per usare la terminologia calcistica, al termine abbiamo potuto esclamare: Italia-Cina 1 a 1, palla al centro!
Qualcosa di bianco
Silver Heights Chardonnay Family Reserve 2021 – Helan Mountain Ningxia
Emma Gao produce in una delle regioni emergenti nel panorama enologico cinese: Ningxia, attraversata dalla catena montuosa dei Monti Helan e dal Fiume Giallo. Gli studi compiuti a Bordeaux si riflettono nella predilezione per le varietà cabernet sauvignon merlot e chardonnay. La conduzione è biodinamica (prima azienda cinese a ottenere la certificazione Demeter). Alla direzione generale dell’azienda, che esporta in diciotto Paesi, è stato chiamato l’italiano Marco Milani, che ha sottolineato come la viticoltura cinese, un tempo focalizzata sulle varietà internazionali, ora sia molto interessata ad altre varietà, in particolare alle autoctone italiane, cercando anche di individuare le zone più vocate all’interno delle dodici regioni dedicate.
Questo Chardonnay Riserva fermenta in acciaio e matura per 8 mesi in legni francesi di primo passaggio. Dorato intenso, presenta una bella freschezza olfattiva e gustativa di mela verde e lime, con accenni di vaniglia. Sorso avvolgente e persistente.
La sfida targata Borgogna
Canaan Mastery Pinot Noir Hualai 2018 – Hebei
Fondata nel 2009 nella contea di Hulalai, regione di Hebei, a circa 80 km da Pechino, l’azienda coltiva un considerevole numero di varietà, su terreni di ghiaia e limo, ad altitudini tra i 500 e i 1000 metri.
Il Pinot Nero 2018 è giocato su toni intensi di frutti rossi che evolvono in accenni di caffè tostato, ha una buona struttura ed è un vino lineare che sembra ispirato, più che alla Borgogna, allo stile moderno del Nuovo Mondo.
Paolo Saracco Pinot Noir 2021
È particolarmente interessante il confronto Hebei-Piemonte. “Nel 1998 – racconta Paolo Saracco, famoso nel mondo per il suo elegantissimo Moscato d’Asti – ho fatto una scommessa con me stesso: piantare un ettaro di pinot nero sui terreni perfetti per il moscato bianco”. Ora gli ettari sono 3. Fermentazione in acciaio e maturazione in barrique e botti di rovere francese per 12-14 mesi. Rubino intenso, elegante ventaglio di mora, mirtillo, rosa e sottobosco. Ingresso vellutato al palato, poi ravvivato da piacevole freschezza.
Due interpretazioni “sperimentali” che vale la pena tenere d’occhio.
Cercando l’eleganza
Grace Vineyards Sangiovese 2021 – Shanxi
Judy Leissner Chan dal 2004 è alla guida di Grace Vineyard, azienda fondata dal padre nel 1997 e situata nella provincia di Shanxi, a sud di Pechino. Dinamismo è la parola d’ordine di Judy che afferma “ci siamo chiesti sin dall’inizio dove piantare e cosa piantare in Cina, oltre alle più diffuse varietà bordolesi, alla ricerca di un autentico stile cinese”. La ricerca è in corso, approdando a varietà come il marselan, l’aglianico e il sangiovese.
Il Sangiovese 2021 è composto anche da un 20% di merlot. Si presenta di un rubino intenso e consistente, con un ventaglio olfattivo di frutta rossa in composta e accenni vanigliati. Il sorso è profondo, caldo e robusto. Secondo Ian D’Agata l’annata precedente, composta di sangiovese in purezza, sarebbe stata più adatta al confronto con il Chianti, avendo una tessitura più agile e maggiore freschezza.
Castellare di Castellina Il Poggiale 2021 Chianti Classico Riserva
Prodotto dal 1979 (sangiovese 90%, canaiolo 5%, ciliegiolo 5%) è vinificato in acciaio e matura in cemento e legno per 12-18 mesi. Esemplare purezza del sangiovese nel cuore del Chianti Classico, sfodera un rubino intenso, eleganza olfattiva con le tipiche note di viola, prugna e ciliegia, al palato è fresco, ampio ed equilibrato.
Modernità vs Tradizione
Grace Vineyards Aglianico Tasya’s Reserve 2021 – Shanxi
Judi racconta di essersi profondamente innamorata dello storico vitigno campano decidendo poi, nel 2006, di metterne a dimora alcune barbatelle sui terreni della tenuta, a 600 m di altitudine. È un vino moderno, prodotto con la fermentazione in tini aperti e 18 mesi di maturazione in barrique francesi di diversi passaggi. Rubino profondo, si apre su gelée di frutti rossi e note lievemente terrose e scure. Al palato è potente e intessuto da tannini levigati, ottima la persistenza. Lo stile è definito da Ian D’Agata “accurato e rotondo”.
Fattoria La Rivolta Aglianico del Taburno DOCG 2020
La storica azienda di Torrecuso coltiva esclusivamente varietà autoctone del territorio beneventano, in regime biologico certificato. Rubino brillante, rivela complessità gusto-olfattiva su frutta rossa matura, con pennellate di erbe balsamiche e cenni di agrume; di corpo, con tannino deciso, regala un sorso austero, fresco e di notevole piacevolezza gustativa. 18 mesi di maturazione in legno.
Irresistibile Barbera
Silver Heights Barbera Jiayuan 2023 – Ningxia
Emma Gao presenta questo vino, non ancora in commercio, in prima mondiale. “Abbiamo sperimentato diverse varietà e la barbera sembra si sia adattata bene ai nostri terreni ghiaiosi, di silice e arenaria”. Matura sei mesi in botte. Rubino con brillanti riflessi amaranto, profuma di ciliegia e pepe rosa, scorre animato da un’acidità e un tannino vibranti. Vino armonioso ed equilibrato che ha notevolmente stupito il pubblico.
Tenuta Garetto 2020 Barbera d’Asti Superiore DOCG
Dai terreni calcareo sabbiosi della Tenuta di Poderi Gianni Gagliardo ad Agliano Terme, cuore del terroir vocato alla Barbera. Fermenta in acciaio e cemento e matura in botti grandi per almeno 12 mesi. Amaranto vivace, si apre su note di prugna e amarena, poi vira su spezie dolci e ricordi di sottobosco. Sorso fresco e brioso, con finale succoso e sapido.
Un confronto tra pionieri
Redalmo Rosso Veneto IGT 2023
Si inizia il confronto con un vino italiano prodotto in Veneto dalla varietà marselan (incrocio tra cabernet e grenache). Si tratta della prima annata per la giovane azienda Redalmo che ha sede nelle terre del Soave, dove vivono Elisa Dal Cero e Mattia Molinaro, una coppia di appassionati viticoltori. “È la nostra scommessa – racconta Mattia – produrre un rosso da quest’uva insolita per il territorio, che ci sta dando molta soddisfazione”. Un ottimo risultato per quei filari piantati sui terreni di calcari e argille rosse tra Lonigo e Alonte, sui Colli Berici. Rubino vivido con screziature porpora, all’olfatto è un tripudio di piccoli frutti, mora, lampone, con lampi di tabacco biondo e in sottofondo un floreale accenno di viola. Succoso e vibrante è prodotto con lieviti indigeni in solo acciaio.
Domaine Franco-Chinois Riserve Marselan 2013 – Hualai Hebei
Stile molto diverso per questa Riserva prodotta da un’azienda nata nei primi anni Duemila grazie a un progetto tra i Ministeri dell’Agricoltura di Cina e Francia. La regione di Hulalai, a nord della Grande Muraglia, viene comunemente chiamata “casa dell’uva cinese”, per la millenaria tradizione della coltivazione nella zona.
Il Domaine ha introdotto 16 varietà dalla Francia e tra queste, in modo pionieristico, il marselan, vitigno che si è adattato in modo ottimale alle caratteristiche pedoclimatiche della regione; ampia luce solare, notevoli escursioni termiche, filari protetti da due catene montuose.
Il colore rubino profondo e compatto con riflessi granato preannuncia la struttura importante. Offre un ricco corredo di frutti rossi tra i quali spiccano la mora e la prugna, poi pepe, liquirizia, humus. Al palato è armonico, con tannino gentile e stratificato e un finale saporito che sorprende con una sfumatura floreale di viola. Fermentazione in acciaio, malolattica e maturazione per 16-18 mesi in barrique francesi.
Perle rare
Puchang Vineyard Muscat 2021 – Tarpan Valley Xinjiang
Davvero raro questo Moscato secco, poiché Puchang Vineyard, con la collaborazione enologica di Loris Tartaglia, è l’unica azienda che lo produce in Cina.
L’azienda nasce ufficialmente nel 2008, ma già dal 1975 furono piantate vigne nei terreni della tenuta che oggi produce in biologico anche da varietà locali.
Siamo ella regione di Xinijiang, nel nord ovest della Cina, luogo di passaggio dell’antica via della Seta, tra deserti e montagne. I vigneti, più precisamente, sono dislocati nella Valle di Turpan, vicino al bacino dei Monti Tianshan, conosciuta anche come “l’Isola del Fuoco”. Caldo, siccità, molto sole, quindi. Loris Tartaglia si è specializzato nei “vini del deserto” in più parti del mondo e racconta del “dry farming” per vigneti che nella Tarpan Valley arrivano anche a 1000 m s.l.m. L’acqua viene conservata in bacini di raccolta e poi veicolata da antichi canali d’irrigazione per le coltivazioni di cotone e meloni. Un racconto che ha colorato di particolare fascino la degustazione di questo vino che si produce soltanto nelle annate considerate migliori. Raccolta e cernita manuale, fermentazione e maturazione in legno per 18 mesi, con successiva leggera filtrazione.
Dorato intenso e luminoso, ha un profilo olfattivo delicato e penetrante che offre sentori di geranio, frutto della passione, miele. Ottimo equilibrio tra morbidezza e acidità con un finale persistente su toni agrumati e speziati. Una sorpresa di classe.
Paolo Saracco Moscato d’Asti DOCG 2023
“Portare l’uva in bottiglia” e l’obiettivo di Paolo Saracco che questo iconico Moscato d’Asti centra in pieno con i suoi 145 g/l di zuccheri che accarezzano e solleticano olfatto e palato, con un’eleganza e una freschezza straordinarie. A Castiglione Tinella, le generazioni dei Saracco, viticoltori specializzati nel coltivare il moscato bianco di Canelli, si sono susseguite dai primi del Novecento e oggi Paolo può essere a buon titolo definito “Ambasciatore del Moscato d’Asti nel mondo”. Chiarissimo paglierino con bagliori verdolini, presenta una spuma fine, persistente, Delicati toni di pesca, fiore di zagara e timo uniscono olfatto e gusto in un bilanciatissimo sorso che affascina e appaga.