La Guida ai Vini di Sicilia 2025

Tre giorni di dibattiti, confronto, degustazioni, scoperta o riscoperta di etichette più o meno note. Ma soprattutto di condivisione di una passione comune in un’atmosfera resa unica dall’ospitalità e dal calore della Sicilia. È andata in scena nel week end del 24-26 gennaio, a Ragusa, la settima edizione della Guida ai Vini di Sicilia, che ogni anno l’AIS regionale organizza per valorizzare le etichette siciliane premiate dalla Guida Vitae e per fare il punto sul mondo del vino della regione più a sud d’Italia. A decine hanno partecipato alle masterclass e alle degustazioni, mentre a centinaia hanno affollato i banchi di assaggio allestiti al Poggio del Sole Resort dove sono state proposte referenze di 120 aziende. Il tutto per una programmazione divisa nell’arco di 72 ore, a cui hanno preso parte anche numerosissimi produttori.

Frappato e bollicine
Primi appuntamenti sono stati quelli tenuti in contemporanea nel pomeriggio del venerdì. Nella Cantina Gurrieri, il padrone di casa, il delegato di AIS Ragusa Fabio Gulino, insieme con il presidente di AIS Sicilia Francesco Baldacchino, ha condotto la masterclass “Le bollicine del territorio Ibleo”, un focus su storia, attualità e prospettive della spumantistica in questo spicchio di Sicilia.

A Vittoria, nell’azienda di Arianna Occhipinti, ci si è invece concentrati su uno dei vitigni che più sta vedendo crescere la sua popolarità, se si pensa ad esempio che nell’ultimo concorso Miglior Sommelier d’Italia, a metà novembre scorso a Firenze, il vino scelto per la degustazione alla cieca è stato proprio un frappato. Maria Grazia Barbagallo, delegato AIS Catania, e Gioele Micali, delegato AIS Taormina, hanno parlato de “Le diverse espressioni del frappato di Vittoria”, questo vitigno apprezzato per eleganza e freschezza. Tra il 30 e il 50% compone la DOCG Cerasuolo di Vittoria con nero d’Avola (50-70%), cui dona fragranza di profumi e tannini fini. Almeno l’85% è richiesto invece per la DOC Vittoria Frappato

La sua origine non è certa, ma di sicuro è legata alla città di Vittoria. Il 46% della produzione regionale (640 ettari, 17° posto tra i più presenti in Sicilia) è coltivato in provincia di Trapani, mentre Ragusa segue col 34%. Se ne trovano le prime testimonianze in scritti del 1760, mentre studi genetici lo legano alla famiglia dei nerelli ma anche al sangiovese di cui è figlio. Possibile anche un rapporto di fratellanza con il gaglioppo. Differenza fondamentale tra il frappato di Vittoria e quelli di altre zone sono snellezza ed eleganza del primo conferite da una matrice calcarea presente solo in questa zona.
Queste le etichette degustate: Cos Terre Siciliane IGT (Vittoria), Beniamino Fede con Agrotys Vittoria Frappato DOC (Licodia Eubea, CT), Akrille (Chiaramonte Gulfi, RG), azienda nata dalla collaborazione tra la famiglia Cutrera e lo chef Bastianich, Catalano Viticoltori (Gela, CL) con Frappato DOC Sicilia, Donnafugata (Acate Vittoria) con Vittoria DOC Frappato Bellassai, Vigna di Pettineo (Vittoria) con Frappato, Valle dell’Acate (Acate, Vittoria) con l’etichetta Il Frappato Vigna Biddine Sottana, Arianna Occhipinti (Vittoria), unica della selezione, con Il Frappato, ad utilizzare il legno per una parte delle uve

Presente e futuro del Cerasuolo di Vittoria
Ad aprire la lunga giornata della domenica è stato il convegno che ha fatto il punto sull’unica DOCG presente in Sicilia, cui hanno partecipato amministratori locali e rappresentanti del Consorzio di Tutela e dell’Enoteca Regionale Sicilia Sud-Est. Poi via alla maratona di 9 ore i banchi di assaggio e masterclass.

Prima tra queste è stata quella condotta da Gulino e dal referente guida per la Sicilia Orazio Di Maria. Si è fatto accenno alla storia della città di Vittoria e si sono discusse le differenze tra Cerasuolo di Vittoria e Cerasuolo di Vittoria Classico, poi approfondite con le etichette assaggiate dalla platea. A fare da perimetro produttivo una zona compresa tra alcune aree delle provincie di Ragusa, Caltanissetta e Catania, nella parte sud-orientale della Sicilia con tre macroaree differenti: zona costiera fino a 200 metri slm, zona di media collina e zona di alta collina oltre i 350 metri.

Una denominazione i cui contributi arrivano dal frappato (fragranza di fiori e frutti rossi, acidità, leggerezza) e dal nero d’Avola (intensità di colore, frutta rossa matura, spezie e macchia mediterranea, corpo e tannini che donano longevità). Maggiori intensità di profumi, corpo e struttura le si trovano nella versione Classico.
Cinque i Cerasuolo di Vittoria degustati: Mikale 2023 di Micaela Noto, Akrille 2023, Maribu 2023 di Tenute Navarra, Catalano Viticoltori 2022 e Tenuta Valle delle Ferme 2021. Tre invece i Classico: Para Para 2021 di Poggio di Bortolone, Gulfi 2020 e Don Vicè 2019 di Gurrieri. Una degustazione che ha messo in luce non solo i diversi stili interpretativi, ma anche le caratteristiche evolutive del vino, in particolare nella versione Classico, che si arricchisce di morbidezza ed eleganti note terziarie.

Gemme di Vitae: viaggio tra Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia
Un piccolo riassunto delle eccellenze del Meridione è stato rappresentato da degustazione e racconto di 10 etichette premiate con la gemma 2025 (almeno 94/100 punti in guida) e provenienti da cinque regioni del Mezzogiorno. A parlarne, Mauro Carosso, responsabile AIS Italia per la didattica, lucano per un giorno, Nicola Bonera, referente nazionale Guida Vitae, cui è stata “affidata” la Calabria, e poi per le proprie regioni Tommaso Luongo presidente di AIS Campania, Francesco Baldacchino presidente di AIS Sicilia e chi scrive quale narratore per la Puglia.

Un cammino aperto dalle bollicine metodo classico della pugliese D’Araprì con il Brut RN 2019 (100% bombino bianco, 36 mesi sui lieviti). Poi due bianchi di due storiche e rinomate aziende: l’Efeso 2023 Calabria IGT da mantonico bianco (8 mesi di legno) di Librandi e la Grande Cuvée Luigi Moio 2022 Irpinia DOC da fiano, greco e falanghina (8 mesi di acciaio e 8 di legno) di Quintodecimo.
Poi una lunga batteria di rossi. Il Terre di Cosenza DOP Colline del Crati Terraccia Riserva 2022 di Serracavallo (magliocco dolce 90%, cabernet sauvignon 10%, 18 mesi in legno), il Sicilia DOC Viveri 2021 di Casa Grazia (cabernet sauvignon 100%, 12 mesi in legno), il Taurasi DOCG Vigna Caranni 2020 di Tenuta Madre (aglianico 100%, 12 mesi in acciaio e 18 in legno), il Sicilia DOC Duca Enrico 2020 di Duca di Salaparuta (nero d’Avola 100%, 18 mesi in legno), l’Aglianico del Vulture Superiore DOCG Eleano 2019 di Eleano (aglianico del Vulture 100%, 6 mesi in acciaio e 24 in legno), l’Aglianico del Vulture DOC Il Sigillo 2018 di Cantine del Notaio (aglianico del Vulture 100%, 24 mesi in legno), il Gioia del Colle DOC Primitivo Riserva 2019 di Polvanera (primitivo 100%, 24 mesi in acciaio e 24 in bottiglia).

Vitigni reliquia, vini siciliani da riscoprire
Particolarmente interessante l’appuntamento, curato dal delegato AIS di Palermo Luigi Salvo e da quello di Taormina Gioele Micali, dedicato ai cosiddetti vitigni “reliquia”, micro produzioni da varietà quasi scomparse ma oggi al centro di nuovi studi genetici e produttivi che ne stanno assicurando il recupero.
A cominciare dalla lucignola, spumantizzata con il metodo classico nell’Alta Valle del Belice da Terre di Gratia in un extrabrut rosé 2022 che trascorre 18 mesi sui lieviti. O il catanese bianca, con cui Barraco produce il Vino Bianco R.C. 2022, un macerato che nasce in Contrada Fontanelle a Marsala. Oppure la triade recunu, cutrera e rucignola, con cui l’azienda Riofavara produce il Nsajàr DOC Sicilia 2022. Per proseguire con il vitrarolo alla base del Vitrarolo 2022 di Cantine Fina a Marsala, ancora il lucignola con cui Barone Sergio a Pachino rilascia il Reliquia 2021 Terre Siciliane IGT, l’orisi che è nel calice del Rosso Terre Siciliate IGT 2020 di Santa Tresa “O” a Vittoria, e infine il galatena, che a Santo Stefano Briga di Messina dà vita al Terre Siciliane Rosso IGT 2012 di Palari Santa Né, a chiudere quella che più che una degustazione è stata un viaggio tra territori inesplorati.

Una lunga giornata che si è poi conclusa con la consegna degli attestati Vitae alle aziende che hanno ottenuto le quattro viti nella guida 2025, una cerimonia svoltasi nella chiesa di San Vincenzo Ferreri a Ragusa Ibla nel corso della quale è stato anche donato un assegno di 2.000 euro, frutto del progetto benefico Alba Vitae, all’associazione “La Casa di Toti”.

I bianchi dell’areale del Cerasuolo di Vittoria
E i tanto apprezzati bianchi di Sicilia? A loro è stato dedicato l’appuntamento di chiusura che si è tenuto domenica mattina nell’azienda Gulfi, a Chiaramonte Gulfi. A parlarne sono stati il delegato AIS Palermo Luigi Salvo, che è anche responsabile del gruppo degustatori, e il miglior sommelier di Sicilia 2024 Sergio Bellissimo. Anche qui tanta qualità e piacevolezza, con interessanti vette di freschezza ed elegante struttura.

Otto i vini degustati nel corso di un appuntamento molto partecipato: Vermentino 2024 di Poggio di Bortolone Chenin (Chiaramonte Gulfi, 4 mesi in acciaio), Cararratto Lucido Nostru 2023 di Cortese (Vittoria, 5 mesi sulle fecce fini), Sole e Terra 2023 di Horus da fermentino, fiano e moscato (Ragusa, acciaio), Melovivo Grillo 2023 di Tenuta Bonincontro (Ragusa, 3 mesi in acciaio e 2 in bottiglia), Zagra Grillo 2023 di Valle dell’Acate (Acate, 4 mesi in acciaio e 24 in bottiglia), SM Santa Margherita Grillo 2023 di Arianna Occhipinti (Vittoria, 10 mesi parte in cemento e parte in legno, 4 mesi bottiglia), Murgentia Bianco 2023 da nero d’Avola e frappato di Valle delle Ferle (Caltagirone, 10 mesi acciaio), Carjcanti 2021 di Gulfi (Chiaramonte Gulfi, 12 mesi parte in acciaio, parte in legno, 6-12 mesi bottiglia).


