La viticoltura eroica di Carema: montagne, terrazzamenti, suoli poveri
Carema è confine amministrativo e geologico tra Piemonte e Valle d’Aosta. Le montagne di Carema hanno lo stesso tessuto geologico delle cugine valdostane, mentre nel sottosuolo, a circa 150-200 metri, si trovano i terreni di origine marina di Langhe e Monferrato, coperti dai detriti che le glaciazioni, lavorando le montagne, hanno accumulato nel tempo. I vigneti di Carema sono su terrazzamenti, la maggior parte costruiti nel 1800, con terreno di riporto di pietre di montagna mischiate a suoli poveri e acidi: 80% circa di sabbia, il resto limo e residui fluvioglaciali. In montagna il cambiamento climatico è più veloce del resto d’Italia, per fortuna a Carema c’è il salvagente della pioggia che non ha modificato i quantitativi di 1.500-1.600 mm annui che si registrano da tempo. A Carema il nebbiolo è coltivato sulla pergola, storico sistema di allevamento della zona che permetteva l’agricoltura di sussistenza: coesistenza tra la vite, alberi da frutta e cereali sotto la pergola. Dai muri di contenimento dei terrazzamenti (muraje), salgono colonne troncoconiche (pilùn) realizzate in pietra e calce, distanziate circa 3 metri l’una dall’altra, che non solo sorreggono il pergolato (topia) di travi di castagno, ma accumulano il calore diurno per restituirlo durante la notte, addolcendo gli sbalzi termici e favorendo la costante e lenta maturazione delle uve. La DOC Carema arrivò molto presto, nel luglio del 1967, e ha subito poche modifiche. Si partì con il 100% di nebbiolo picotendro, medesimo clone della Valle d’Aosta, vigneti tra i 300 e i 600 slm, storicamente si arrivava anche a 750. Nel 1998 si consente il 15% di altri vitigni a bacca rossa non aromatici riconosciuti in Piemonte e si aggiunge la Riserva con 36 mesi di affinamento, almeno 12 in legno, mentre il Carema classico deve affinare 24 mesi, almeno 12 in legno.
Sei nuove cantine negli ultimi dieci anni
Con l’arrivo dell’industria in Canavese, Carema corse il rischio che la viticoltura sparisse, sventato grazie alla lungimiranza di Adriano Olivetti, che incentivò la fondazione della Cantina dei Produttori di Carema e fondò l’Istituto Rinnovamento Urbano e Rurale del Canavese per integrare industria e agricoltura e disincentivare lo spopolamento delle campagne. Nonostante ciò, dai 40 ha coltivati e otto produttori del 1967, nel 2012 si registravano due soli produttori, Ferrando e la Cantina dei Produttori, e soli 12 ha vitati. Per fortuna, dal 2014 al 2024 sono state fondate sei nuove cantine, tutte gestite da giovani vignaioli, altri tre produttori sono attesi nei prossimi anni, che hanno rimesso in funzione ulteriori 12 ha.
Una mappa delle sottozone di Carema
In conseguenza dell’esiguità del terreno vitato e dei terrazzamenti, che non superano mai i 500-600 m, il Carema è da sempre un vino “blend” di più esposizioni, anche se è stato condotto un recente studio sulle caratteristiche delle zone di coltivazione, grazie all’opera congiunta di tutti i produttori, con Achille Milanesio di Cantina Togliana quale principale attore, che ha portato alla stesura di una mappa, senza valore legale, delle sottozone di Carema. Futura zonazione? Difficile rispondere oggi.
La degustazione
Chiussuma – Carema 2021
100% nebbiolo. Rubino luminoso. Naso con marker di lampone e fragola, poi arrivano la rosa e la viola e gli sbuffi balsamici di cedro ed erbe aromatiche. Sorso elegante, il tessuto tannico è integrato con la freschezza; finale lungo grazie alla lunga sapidità.
Sorpasso – Carema 2021
95% nebbiolo 5% nero d’ala e neretti. Rubino mediamente carico. Profilo olfattivo inizialmente terroso che poi si apre sulla viola fresca cui seguono la gommosa di lampone e leggera speziatura di ginepro. Sorso austero, ampio ed elegante, timbro minerale di fondo. Finale lungo, che ribadisce la frutta e la speziatura.
Monte Maletto – Carema Sole e Roccia 2021
95% nebbiolo, 5% nero d’Ala. Manto rubino con sfumature granato. Olfatto ampio: sentori balsamici, piccoli frutti rossi ed erbe da vermouth. Al palato è fine, tessitura fresco-sapida decisa e tannino dolce che sviluppano un finale piacevole e lungo, con richiami floreali.
Cantina Togliana – Carema Riserva 2020
100% nebbiolo. Rubino con riflessi granato. Bouquet intenso: scorza di arancia, melograno, erbe aromatiche, vaniglia, liquirizia e pepe nero. Sorso goloso, di grande freschezza, struttura ed equilibrio. Lunga persistenza sapida.
Muraje – Carema Sumié 2020
100% nebbiolo. Tra il rubino e il granato vivaci. Naso di frutta matura: marasca, susina rossa, ribes; elegante floreale di rosa e viola, una punta di china, leggermente balsamico. In bocca alterna freschezza a punte di sapidità che amplificano la persistenza del sorso. Tannino ancora piuttosto severo, il palato apprezza il frutto maturo.
Produttori Nebbiolo di Carema – Carema Riserva Etichetta Bianca 2019
100% nebbiolo. Granato luminoso con riflessi aranciati. Naso ampio di fiori rossi, gommose di piccoli frutti rossi, sentori mentolati e balsamici coniugati alla radice di liquirizia e alla cannella. Sorso sussurrato ma vigoroso nella freschezza, sapidità e nel tannino dolce e dinamico. Finale lunghissimo sulla frutta.
CellaGrande – Carema 2019
100% nebbiolo. Granato luminoso. Naso di confettura di frutta rossa, viola e rosa, erbe aromatiche, vaniglia e caffè. In bocca è strutturato, fresco, sapido, tannino vigoroso, finale sulla spezia e sulla ciliegia.
Ferrando – Carema Etichetta Nera 2019
100% nebbiolo. Granato luminoso con riflessi aranciati. Naso affascinante: rosa, scorza d’arancia, erbe officinali, menta, sbuffi balsamici ed ematici e liquirizia gommosa. Sorso equilibrato, fresco, saporito e piacevole. Tannino vellutato. Richiamo olfattivo speziato nel sapido e lungo finale.
Si ringrazia per le foto www.wildwinetours.it di Lorenzo Labriot, guida ambientale escursionistica, accompagnatore turistico specializzato in wine tours e nella promozione della cultura del vino.