Luigi Salvatore Scala, campione della Campania
Congratulazioni Luigi, sei il Miglior Sommelier della Campania! L’esperienza di certo non ti manca: a Napoli sei direttore e sommelier del DUBL Bar di Feudi di San Gregorio. Hai sempre lavorato nel mondo del vino? Come è cominciato tutto?
Grazie infinite per i complimenti e le congratulazioni! Fin da bambino sono sempre stato amante della buona tavola, crescendo a questa si è unita la passione per il buon vino. La mia formazione lavorativa è tecnica, ma complice del cambiamento fu un corso di avvicinamento al vino nel 2008, nella terra del mio cuore: le Marche. Nel 2010, con il primo corso AIS, ho trasformato la mia passione in professione.
La Campania è una regione ampia, ricca di differenze. Clima più mite nelle zone costiere, ampie escursioni termiche in quelle interne, I terreni, poi, sono un vero patchwork: tufo, sabbie, calcare. In che modo ti sei preparato ad affrontare la prova?
La Campania è un mosaico di suoli con un’ampia base ampelografica. Ho girato nei principali distretti vitivinicoli toccando con mano la terra e conoscendo le persone che custodiscono i luoghi che la natura ha creato, le personali storie di vita e il frutto del loro lavoro in vigna, il tutto accompagnato da tanto studio.
Tra i vitigni a bacca bianca della Campania non si possono non citare greco e fiano. Cosa ci dici di loro?
I due grandi bianchi della Campania. Due vitigni molto diversi tra loro, ma in qualche modo complementari. I profumi del Fiano fanno da contraltare alla struttura del Greco. Vini semplici, ma complessi; impetuosi, ma eleganti.
Sempre a proposito di vitigni a bacca bianca, la falanghina sembra in grande spolvero. Come mai?
La Falangina è il vitigno a bacca bianca più coltivato in regione, occupa un ruolo centrale nella Campania del vino e, grazie agli opportuni interventi in vigna, mostra in questi ultimi anni la capacità di scrollarsi di dosso l’etichetta di vino facile e beverino che l’ha contrassegnata in passato. Un vitigno molto versatile che abbina alla facilità di beva e freschezza gustativa anche grandi capacità di invecchiamento, sorprendenti e tutte da scoprire.
E sui rossi? A parte il re aglianico, su quale vitigno a bacca rossa punteresti? Perché?
Altro vino a bacca rossa campano, oltre l’Aglianico, degno di grande nota è il Piedirosso o Per’ e’ Palummo. Un vitigno a bacca nera che deve il suo nome a una peculiarità morfologica del vitigno: il colore rosso che il rachide assume in prossimità della vendemmia assomiglia ad un “piede di colombo”. Un vitigno difficile da coltivare, ancora più difficile da gestire in cantina, ma in grado di regalarti grandi emozioni e soddisfazioni.
Ci sono denominazioni, etichette, produttori che apprezzi in particolar modo?
L’elenco è davvero lungo. Voglio citare giusto qualche assaggio che è impresso nella memoria ed è di fedele espressività territoriale: Taurasi Piano di Montevergine Riserva dei Feudi di San Gregorio, Greco di Tufo Terrantica de i Favati.
E fuori dalla Campania?
Fuori dalla Campania i vini sono davvero tanti. Farei il giro d’Italia, ma cito giusto qualcuno che ho incontrato lungo il mio percorso formativo: Soave classico “La Rocca” Pieropan, Boca Le Piane e per concludere uno spumante, altra mia passione, Ubaldo Rosi Brut Metodo Classico Riserva, da uve verdicchio.
La Campania sta lavorando per restituire a denominazioni come Fiano di Avellino, Greco di Tufo e Taurasi la specificità del singolo vigneto, un po’ soffocato dalla generica denominazione che li raccoglie. Ti viene in mente qualche esempio? Cosa ne pensi?
L’azienda campana che maggiormente lavora in questo senso è l’irpina Feudi di San Gregorio con il progetto Feudi Studi nato nel 2011 e immesso sul mercato nel 2014. Lo scopo dello studio è interpretare le medesime varietà su suoli diversi per esprimere l’essenza del vitigno in rapporto al territorio. È una lettura più dettagliata delle varie zone della verde Irpinia.
Campi Flegrei e Agro Aversano. Due zone promettenti ma in decisa fase di contrazione. Su cosa punteresti per valorizzarle e farle conoscere maggiormente al grande pubblico?
Campi Flegrei e Agro Aversano sono due denominazioni che negli ultimi anni stanno lavorando molto bene e crescendo sempre di più. Punterei ad una comunicazione più efficace, ad un gioco di squadra e non da solista. Credo che spetti anche a noi addetti al settore il compito di comunicare le denominazione senza farci trascinare dalle etichette più blasonate.
Per i più curiosi. Ti ricordi quali domande ti hanno proposto? Quali abbinamenti sono stati oggetto della prova?
Ancora rivivo le emozioni di quella giornata! Le domande spaziavano dall’enografia regionale a quella nazionale, dall’enologia alla cultura generale. Gli abbinamenti proposti erano a base di carne con salse e spezie, sia nella prova scritta che orale.
Qual è il tuo prossimo obiettivo come sommelier AIS?
Diversi pensieri mi frullano per la testa. Sicuramente continuerò ad approfondire le mie conoscenze e competenze, e rappresenterò con orgoglio la mia regione al nazionale. Continuerò a frequentare il mondo dei concorsi e a inseguire la strada della docenza nell’Associazione Italiana Sommelier. Stay Tuned!
Gherardo Fabretti