Nanoparticelle d’oro contro i cattivi odori
In una sperimentazione della Flinders University, le nanoparticelle d’oro hanno rimosso quasi la metà dell’idrogeno solforato libero nei campioni.
Tra le migliaia di molecole che compongono l’aroma del vino, i composti a base di zolfo possono fornire riconoscimenti fruttati e gradevoli, anche se alcuni, prodotti dal metabolismo dei lieviti, hanno esiti decisamente ripugnanti. Gli scienziati della Flinders University, in Australia, hanno ideato un processo per rimuovere almeno parte dell’idrogeno solforato, senza che il processo interferisca sul prodotto finale, sfruttando la proprietà dell’oro di legarsi ad alcune molecole di zolfo. Applicando sottili strati polimerici al plasma sulla superficie di un substrato neutro, alcune nanoparticelle d’oro vengono immobilizzate sul rivestimento.
Sfruttare la proprietà dell’oro di legarsi ad alcune molecole di zolfo è il punto di partenza di alcuni ricercatori australiani per creare strumenti per la rimozione dei composti solforati sgradevoli.
Nei test di laboratorio, i vetrini da microscopio che avevano ricevuto il trattamento superficiale sono stati poi immersi in campioni da 40 millilitri di vini bianchi e rossi in cui era già stato rilevato un alto livello di composti solforati sgradevoli. Quando i vetrini sono stati rimossi, 24 ore dopo, le nanoparticelle avevano neutralizzato quasi la metà dell’idrogeno solforato libero nei vini, insieme ad altre molecole indesiderate come il metantiolo. La speranza è che un giorno questa tecnologia possa essere applicata a superfici quali quelle dei dispositivi di filtrazione, dei decanter e dei materiali di imballaggio.