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Trend e Mercati
08/09/2024
Di Redazione AIS

Oltre il Pinot Grigio: quale sarà il prossimo grande vino bianco italiano nel mondo?

Il mercato del Regno Unito, dominato dal Pinot Grigio e dal Gavi, cerca il prossimo vino bianco italiano di successo. Secondo un sommelier e un manager della grande distribuzione, il candidato ideale è il Verdicchio, grazie al suo equilibrio tra frutto, freschezza e prezzo. Altre opzioni risultano troppo complesse da comunicare. La vera sorpresa, però, è la crescente domanda di rosati: una sfida diretta al modello provenzale che l’Italia potrebbe vincere.

Il dominio del Pinot Grigio italiano nel mercato britannico è un fatto consolidato, un cavallo di battaglia che, insieme al Prosecco, ha garantito per anni volumi e riconoscibilità. Subito dopo, si è fatto strada il Gavi, a base cortese. Ma cosa verrà dopo? Quale sarà il prossimo vitigno a bacca bianca in grado di conquistare i supermercati e i ristoranti del Regno Unito, e potenzialmente del mondo? La domanda è stata al centro di un webinar di cui ha dato conto il giornalista Patrick Schmitt sulla testata specializzata The Drinks Business, interpellando due figure chiave del settore: Davide Rinaldi, head sommelier del ristorante Sexy Fish di Manchester, e Alex Canetti, direttore vendite retail per Berkmann Wine Cellars.

Il primo a tracciare un’analisi è stato Rinaldi, partendo da chi ci ha provato senza riuscirci fino in fondo: il Pecorino. “È passato dal nulla al tutto, per poi spegnersi come un fuoco di paglia“, ha commentato il sommelier. La sua speranza personale, ha ammesso, sarebbe il Vermentino, ma ne ha subito evidenziato il limite strategico: “il problema del Vermentino è che hai la Liguria, la Toscana, la Sardegna e i Colli di Luni, che rappresentano quattro stili completamente diversi. Questo crea troppa confusione per renderlo il prossimo grande successo“.

Scartate per ragioni diverse anche altre opzioni di pregio – il Greco di Tufo “un po’ troppo corposo“, il Soave e l’Arneis “troppo costosi” per diventare mainstream – Rinaldi ha indicato il suo candidato ideale: il Verdicchio. Secondo il sommelier, il vitigno marchigiano ha tutte le carte in regola per conquistare il consumatore britannico. “Quando vinificato in uno stile fresco, offre note di albicocca, melone, limone e una buona acidità“. A questo si aggiungono una grande versatilità negli abbinamenti gastronomici e, fattore cruciale, “un prezzo adeguato“. Il Verdicchio potrebbe essere quello giusto.

Un’opinione pienamente condivisa da Alex Canetti, che ha portato la prospettiva della grande distribuzione. “Sono totalmente d’accordo sul Verdicchio“, ha affermato, aggiungendo che “ha decisamente un grande futuro” se si riesce a garantire un buon livello di qualità al giusto prezzo. Canetti ha anche offerto un’interessante lettura storica sul perché il Verdicchio non sia già esploso: il fallimento, lo scorso anno, della più grande cooperativa delle Marche, Terre Cortesi Moncaro, che era il principale fornitore dei supermercati britannici. Secondo il manager, il problema era che “vendevano il Verdicchio a un prezzo troppo basso“, danneggiandone di fatto il posizionamento.

Pur concordando sul potenziale del vitigno marchigiano, Canetti ha aggiunto che il Vermentino, specialmente quello sardo, “ha ancora delle carte da giocare“, e che anche il Fiano, sia pugliese che campano, ha un buon potenziale.

Ma l’asso nella manica, la vera sorpresa, è arrivata alla fine del suo intervento. “Il vero grande affare è il rosé“, ha dichiarato Canetti. “Se l’Italia riuscirà a fare il rosato nel modo giusto, il successo sarebbe semplicemente enorme“. La sfida, neanche troppo velata, è al modello provenzale, che oggi domina incontrastato nel segmento dei vini rosati pallidi e secchi, tanto amati nel Regno Unito.

Il messaggio per i produttori italiani è quindi duplice. Da un lato, c’è un’opportunità concreta e immediata con il Verdicchio, un vitigno pronto a raccogliere l’eredità del Pinot Grigio. Dall’altro, si apre una prateria sterminata nel mercato dei rosati, un segmento in cui l’Italia, se saprà creare uno stile riconoscibile e di qualità, potrebbe non solo ritagliarsi uno spazio, ma diventare il nuovo punto di riferimento globale.

Redazione AIS
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