Oltre la Vitis Vinifera: l’ascesa degli ibridi nel mondo del vino
Preparatevi a familiarizzare con nomi come solaris, regent, voltis e pinot kors. Il mondo del vino, come spiega Jancis Robinson, si sta aprendo a una nuova era, quella degli ibridi, vitigni nati dall’incrocio tra la Vitis vinifera e altre specie di vite, principalmente nordamericane e asiatiche. Queste nuove varietà, più resistenti alle malattie e adatte a climi freddi e umidi, stanno conquistando spazio nei vigneti di tutto il mondo, offrendo nuove opportunità ai produttori e nuove esperienze ai consumatori.
Un po’ di storia
La necessità di creare ibridi risale alla fine del XIX secolo, quando la fillossera, un insetto proveniente dall’America, decimò i vigneti europei. L’innesto di viti vinifera su radici americane si rivelò la soluzione più efficace per contrastare il flagello, ma gli ibridi, inizialmente creati per la loro produttività piuttosto che per la qualità del vino, furono a lungo discriminati e banditi dalle denominazioni di origine controllata.
Le sfide del nuovo millennio
Oggi, di fronte alle sfide del cambiamento climatico e alla crescente domanda di sostenibilità, gli ibridi stanno vivendo una nuova giovinezza. Grazie alla loro resistenza alle malattie fungine, richiedono meno trattamenti e meno interventi meccanici in vigna, riducendo l’impatto ambientale.
L’accettazione da parte dei consumatori
Uno dei principali ostacoli alla diffusione degli ibridi è l’accettazione da parte dei consumatori, abituati ai nomi tradizionali dei vitigni. Tuttavia, alcuni supermercati e produttori stanno iniziando a proporre vini ottenuti da ibridi, come il Tesco Finest Floréal, un bianco leggero e floreale prodotto con uve Floréal, un vitigno resistente alle malattie rilasciato per la produzione commerciale solo nel 2018.
Ibridi nel mondo
In alcune regioni del mondo, come il Nord America e il Canada orientale, gli ibridi sono coltivati da tempo e i consumatori locali hanno familiarità con i loro nomi. Anche in Brasile, Giappone, Russia e Moldavia gli ibridi sono stati utilizzati per adattarsi a condizioni climatiche particolari.
La creatività italiana
In Italia, il vivaio Rauscedo si è distinto per la sua attività di selezione di viti resistenti alle malattie, dando loro nomi che richiamano i vitigni vinifera da cui derivano, come Cabernet Cortis, Pinot Kors e Sauvignon Nepis. Questa scelta di marketing potrebbe facilitare l’accettazione di queste nuove varietà da parte del pubblico.
Ibridi anche su Vitae
Anche sulla guida Vitae 2025 gli ibridi hanno trovato posto. Uno su tutti il solaris, ormai in grande spolvero tra Veneto, Lombardia e Trentino, e rappresentato in guida da vini come il Brut 2023 di Cascina Moroni, il Theia della cantina Nove Lune, l’Esperimento Uno 2022 dell’azienda Tosca, il Derù Bruto 2023 di Croda Rossa, e ancora realtà come De Bacco, Cantina Sociale di Trento, Francesco Poli e Vivallis – Valentini di Weinfeld.
Un futuro promettente
Gli ibridi rappresentano una risposta concreta alle sfide del cambiamento climatico e della sostenibilità ambientale. Con il tempo, è probabile che questi vitigni conquisteranno un ruolo sempre più importante nel panorama vinicolo mondiale, offrendo vini di qualità e contribuendo a preservare la biodiversità e la salute del pianeta.