Ovada incontra Torino, protagonista il Dolcetto
Nella più prestigiosa delle sedi legate al vino, quella di AIS Piemonte a Torino, è stato possibile incontrare e degustare alcune delle migliori espressioni della denominazione dell’Ovada DOCG, durante l’evento “Ovada incontra Torino”.
Giovedì 5 settembre, nella sede istituzionale dell’Associazione Italiana Sommelier, si sono riunite alcune cantine del territorio piemontese, con l’obiettivo di mettere nuovamente sotto i riflettori la versione più nobile di uno dei suoi vitigni storici, il dolcetto.
Dolcetto al 100%
L’Ovada DOCG, prodotto interamente con uve dolcetto, si sviluppa in ventidue comuni della collina nell’Alto Monferrato Ovadese e dintorni, tra Acqui e Gavi, dagli Appennini verso la valle del Po ad un’altitudine di 200-400 mt sul livello del mare.
Grazie alle specifiche caratteristiche dei terroir e il particolare microclima della zona, il vino prodotto è di notevole struttura, caratterizzato da robustezza e forza con più alcol e più tannini, e non di rado da più acidità, dal sapore concentrato e lungo e, proprio per queste caratteristiche, da una spiccata attitudine all’invecchiamento.
Inoltre, la brezza marina proveniente dalla Liguria arricchisce l’uva di profumi mediterranei, sapidità e mineralità.
Le caratteristiche sopra elencate, e la presenza in alcune zone di terra bianca franco limosa, terre rosse vicino a Gavi, gli conferiscono un bel colore rosso rubino intenso, con tonalità di mora, a cui la forte presenza di antociani assicura anche una prolungata resistenza del colore durante l’invecchiamento.
Esprime percezioni vinose e fruttate, soprattutto in fase giovanile, con sentori di prugne e ciliegie nere, a volte quasi con ricordi di cacao.
Poi la sua evoluzione lo porta verso una notevole complessità, con nuovi profumi di spezie, mandorle e cioccolato amaro.
Tutti questi caratteri fanno si che, anche in ambito gastronomico, sia un vino perfettamente abbinabile a molte portate, non solo quelle della tradizione culinaria della sua zona di produzione.
A preservare e tutelare la denominazione la presenza del Consorzio di Tutela dell’Ovada DOCG, con sede ad Ovada e attualmente presieduto da Daniele Oddone.
Nato nel 2013, attualmente raggruppa circa trenta aziende vinicole, con l’obiettivo di promuovere la conoscenza dell’Ovada DOCG in Italia e nel mondo.
Le aziende produttrici sul territorio sono circa cinquanta, per un totale di centomila bottiglie, quasi tutte a conduzione famigliare e impegnate a seguire interamente tutte le fasi e di produzione, vinificazione e imbottigliamento.
Ovada e Beaujolais
- Ovada 2022 “Du Su” La Piria
- Beaujolais AOC 2022 “L’Ancien” Terres Dorées
- Ovada 2020 “MoonGiardin” Ca Bensì
- Beaujolais Côte de Brouilly AOC 2020 Alex Foillard
- Ovada 2018 Castello di Tagliolo
- Beaujolais Moulin à Vent AOC 2018 Domaine De Briante
- Ovada Riserva 2017 “Le Parole Servon Tanto” Cascina Gentile
- Beaujolais Chenas AOC 2017 “Vieilles Vignes” Domaine Anthony Thevenet
Diciannove di queste aziende si sono ritrovate nell’evento nel capoluogo piemontese.
Una iniziativa di promozione creata dal Consorzio, con la collaborazione di AIS Piemonte, per esplorare e conoscere meglio un terreno da sempre risultato più ostico per il vino locale.
L’evento si è diviso in due diversi spazi.
Nella Sala Barbaresco, si sono svolte due masterclass assolutamente interessanti, alla presenza di Oddone e Mauro Carosso, presidente di AIS Piemonte, e condotte da Andrea Dani.
La prima, “Ostinati e (ri)belli: l’Ovada incontra il Beaujolais”, riservata agli operatori di settore, ha visto protagonista una inedita, ma simpatica e anche divertente, comparazione con il vitigno francese che dà vita al Beaujolais, il gamay.
Due vini che hanno sicuramente delle similitudini, visto che ambedue hanno patito la vicinanza dei loro cugini più famosi delle Langhe e della Borgogna, venendo considerati un po’ i loro parenti poveri.
Ed entrambi, soprattutto in un passato neanche troppo lontano, ricordati sempre con il rischio di essere banalizzati, visti come “Il vino del contadino” per quanto riguarda il vitigno piemontese, e “il Nouveau” per quello d’oltralpe, da bere solo all’inizio della stagione delle nebbie.
Una degustazione di otto vini, quattro per tipo, andando dal 2022 fino al 2017, che ha permesso di fare questo bel confronto, anche tra similitudini e differenze gustative.
Il racconto di un terroir
La seconda masterclass, sempre in Sala Barbaresco, “Ovada: il racconto di un terroir che sfida il tempo”, questa volta aperta a tutti, ha dato la possibilità di assaggiare otto vini, dando vita a un excursus tra annate più o meno datate di Ovada Docg, e che ha permesso di scoprire le diverse espressioni di invecchiamento di questo vino, raccontandone il sorprendente potenziale, in parte ancora da scoprire.
- Ovada 2021 “Convivio” Tenuta Gaggino
- Ovada 2021 Casa Nuova
- Ovada 2020 “1919” Alvio Pestarino
- Ovada 2020 “Capsula Nera” Cascina San Martino
- Ovada 2019 “Ambizioso” Paschetta Vini
- Ovada 2016 “Tre Lustri” Ca del Bric
- Ovada 2016 “Gherlan” Castello di Grillano
- Ovada 2008 “Du Riva” Luigi Tacchino
Ad accompagnare questa degustazione, lo chef del ristorante Mirepuà Food Lab di Cremolino, in provincia di Alessandria, che ha preparato un piatto di accompagnamento ai vini proposti, in un momento di live show cooking.
Il secondo spazio, in Sala Barolo, ha visto protagonisti i banchi d’assaggio delle varie cantine, alla presenza degli stessi produttori, e che ha permesso di confrontare le diverse versioni tra le etichette.
Le aziende presenti erano: Alvio Pestarino, Ca’ Bensi, Ca’ del Bric, Casa Nuova, Cascina Belvedere 1932, Cascina Bisceto, Cascina Gentile, Cascina San Martino, Castello di Grillano, Castello di Tagliolo, Ghera, Ghio Vini, La Piria, La Valletta, Paschetta Vini, Rocca Rondinaria, Tacchino, Tenuta Gaggino, Tenuta Gualco.
Un’intera giornata dedicata all’approfondimento di una denominazione che vuole accrescere i propri orizzonti e farsi conoscere da un pubblico sempre più appassionato e competente.
Proprio per questo, negli anni il Consorzio ha lavorato per imporre la visione di un Dolcetto diverso, non più vino esclusivamente vocato a un consumo immediato ma in grado anche di dare soddisfazioni con un orizzonte temporale più ampio.
E promuovendo ogni anno le cantine associate in una grande città: dopo Milano e Roma, questa volta è stato il turno del capoluogo piemontese.