Pet-Nat: l’antico metodo che conquista i palati moderni
Riscoperto e reinterpretato, il metodo ancestrale dà vita a vini frizzanti dal carattere unico e dalla spontanea allegria, conquistando vignaioli e appassionati in tutto il mondo. Sarah Brown ne parla su Wine Business.
Mentre all’estero si assiste a una riscoperta del metodo ancestrale per la produzione di vini frizzanti, in Italia questa antica tecnica non è mai stata abbandonata. Vini “petillant naturel” sono da sempre parte integrante della nostra cultura enologica, testimonianza di una tradizione contadina che ha saputo valorizzare la spontaneità e l’autenticità.
Il Pet-Nat, abbreviazione di “Pétillant Naturel”, è un vino frizzante ottenuto con il metodo ancestrale, una tecnica di vinificazione antica che precede di secoli il metodo classico champenois. Nato quasi per caso nel XVI secolo, probabilmente in un monastero del sud della Francia, questo metodo prevede una singola fermentazione, che si conclude in bottiglia, dando vita a vini frizzanti dal carattere spontaneo e leggermente velato.
Dimenticato per secoli, il Pet-Nat è stato riscoperto negli anni ’90 nella Valle della Loira, dove è diventato un vero e proprio simbolo della fine della vendemmia. Oggi, questo antico metodo vive una nuova giovinezza, con produttori in tutto il mondo che ne sperimentano le potenzialità, creando vini frizzanti diversi e originali.
Ma cosa rende il Pet-Nat così speciale? Innanzitutto, la sua semplicità. A differenza del Metodo Classico, che prevede una seconda fermentazione in bottiglia e complesse operazioni di remuage e sboccatura, il metodo ancestrale è più immediato e meno costoso, rendendo il Pet-Nat un vino accessibile a un pubblico più ampio.
Inoltre, il Pet-Nat si distingue per il suo carattere unico e irripetibile. Ogni produttore interpreta il metodo ancestrale a modo suo, scegliendo vitigni diversi, tempi di fermentazione e gradi di velatura. Il risultato sono vini frizzanti che esprimono la personalità del vignaiolo e del territorio.
“Nel vino si assapora la storia“, afferma Faith Armstrong, fondatrice di Onward Wines in California. “Il livello di intenzione e di cura che i produttori mettono nella produzione del Pet-Nat si riflette nel carattere del vino”.
Ma la produzione di Pet-Nat non è priva di sfide. La gestione della fermentazione e la scelta del momento giusto per l’imbottigliamento sono cruciali per ottenere un vino equilibrato e piacevole. Anche la gestione dei sedimenti e la decisione se sboccare o meno le bottiglie sono temi di dibattito tra i produttori.
C’è chi, come Armstrong, ritiene che il Pet-Nat debba essere “non sboccato”, preservando i lieviti sul fondo della bottiglia, e chi, come Jay Anderson di Foundry Vineyards, preferisce eliminare i sedimenti per offrire un’esperienza di degustazione più pulita.
Nonostante le differenze di approccio, tutti i produttori di Pet-Nat concordano sull’importanza di creare vini autentici e di carattere, che riflettano la personalità del vitigno e del territorio. E in un mondo del vino sempre più standardizzato, il Pet-Nat rappresenta un’oasi di spontaneità e di libertà, un invito a riscoprire il piacere di un vino fresco, leggero e divertente.
E voi, siete curiosi di assaggiare questi vini frizzanti dal fascino antico? Consultate la guida Vitae per scoprire i migliori Pet-Nat italiani e lasciatevi conquistare dalla loro spontanea allegria!