Rolle: il segreto dietro l’eleganza dei rosé di Provenza

Questo vitigno mediterraneo, noto in Italia come vermentino, secondo Kristy Alpert è l’arma in più di molti produttori per ottenere il colore pallido, la freschezza e la finezza desiderate.
C’è chi sostiene che un rosé non si possa mai giudicare dal colore, ma, come racconta la giornalista Kristy Alpert in un suo recente articolo, è difficile trovare qualcuno d’accordo nel sud della Francia. In Provenza, e in particolare lungo l’incantevole Costa Azzurra, dove i rosa pallidissimi sembrano fatti apposta per accompagnare pelli abbronzate, la sfumatura del vino è quasi tutto. Non a caso quelle bottiglie dal leggero rossore, che i vignaioli francesi definiscono blanc taché (letteralmente “bianco macchiato”), continuano a riscuotere consensi tra produttori, critici e appassionati.
Ma il vero segreto, spiega Alpert, non risiede tanto nella tonalità in sé, quanto in un’uva bianca meno conosciuta che contribuisce in modo determinante sia a quel colore ambito sia a quell’indimenticabile finale: il rolle.
Coltivato principalmente nel sud della Francia e in Corsica, questo vitigno bianco esprime il meglio di sé proprio quando cresce vicino alla costa mediterranea. Il rolle, come descritto nell’articolo, tende a maturare più tardi rispetto ad altre varietà; questo gli permette di conservare una grande freschezza e di regalare nel bicchiere vivaci note agrumate, sentori di pera e persino sfumature erbacee.
Sebbene alcuni produttori utilizzino il rolle in purezza per produrre vini bianchi secchi (in Italia, è bene ricordarlo, questo vitigno è conosciuto come vermentino), molti vignaioli provenzali specializzati in rosé – Alpert cita Château D’Esclans, Chêne Bleu e Château Rasque – lo considerano la loro arma segreta per creare blend di squisita fattura. È spesso grazie al rolle, infatti, che un rosé veramente equilibrato acquista quella piacevole rotondità al palato e quella finezza sottilmente ricca.
“Nelle cuvée destinate all’invecchiamento, usiamo la massima percentuale consentita di rolle [il 20 per cento]”, afferma Léa Rouyet, enologa presso Château Gassier, citata nell’articolo. “Permette una maturazione prolungata, aggiungendo struttura e carattere adatti all’affinamento in botte, pur mantenendo l’eleganza“. Rouyet rivela anche una pratica sempre più diffusa: la co-fermentazione di rolle e syrah, due varietà che “si completano magnificamente. Fermentate insieme, esaltano finezza e complessità, producendo un bouquet di agrumi e note floreali dal rolle, e aromi di frutti rossi dal syrah. Il rolle porta volume al palato, mentre il syrah fornisce struttura, creando vini di notevole lunghezza. Questa co-fermentazione aiuta anche a ottenere rosé dai colori pallidi con delicate sfumature litchi“.
Nonostante i produttori provenzali siano sempre più “ossessionati” da quest’uva dalle grandi potenzialità, il rolle rimane relativamente sconosciuto al grande pubblico. La ragione principale, ipotizza Alpert, è che la maggior parte dei consumatori lo conosce meglio con il suo nome italiano, vermentino. Normative di etichettatura molto rigide, infatti, impediscono di chiamare rolle un vino fatto con quest’uva in Italia e, viceversa, di etichettare come vermentino un vino francese da uve rolle.
“È un problema che si incontra spesso con varietà chiamate diversamente a seconda della regione o del paese“, spiega Vincent Féron, sommelier e storico del vino presso Le Cordon Bleu Paris – Hôtel de la Marine, interpellato da Alpert. Fa l’esempio del malbec (chiamato côt nella Loira) o della folle blanche (nota come gros plan vicino a Nantes). “Crea un po’ di confusione, ma conoscendo questi ‘segreti’, si possono trovare i legami tra vini diversi basati sulla stessa varietà”.
Il rolle è coltivato in Provenza da decenni, se non da secoli. Pur avendo la stessa origine genetica, il terroir gioca un ruolo fondamentale nel differenziare le espressioni italiane e francesi. “Il vermentino italiano tende ad avere una consistenza più ricca, quasi oleosa, con caratteristiche saline ed erbacee“, afferma Sébastien Ferrari, proprietario di Château Malherbe, citato da Alpert. “Il rolle provenzale, invece, si distingue per freschezza, equilibrio e finezza“.
La versatilità gastronomica del rolle è un altro suo punto di forza, apprezzato dagli chef e motivo per cui molti dei migliori rosé si abbinano così bene a una vasta gamma di cucine. Questa caratteristica, nota Alpert, riesce persino a convertire al rosé anche chi solitamente non apprezza i vini “in rosa”.
Quindi, conclude l’articolo, se siete alla ricerca di un rosé fresco, elegante ed espressivo, prendete nota del consiglio dei migliori vignaioli francesi: osservate pure l’affascinante sfumatura di rosa nel bicchiere, ma, cosa più importante, prestate attenzione alla percentuale di rolle dichiarata in etichetta. Potrebbe essere la chiave per scoprire il vostro nuovo rosé preferito.