Sic Est!, una manifestazione per il rilancio dei vini del Val di Noto
La Sicilia del vino non è solo quella di alta quota di natura vulcanica dell’Etna. E nemmeno quella solare e marittima di Marsala e del trapanese. C’è una Sicilia del vino che esiste da sempre, che tutti i siciliani conoscono bene ma che stenta sempre a decollare. Colpa della politica locale. Colpa dei produttori. Colpa dell’eccessiva bellezza del territorio che fra arte, paesaggi e mare, forse toglie spazio a qualcosa. Eppure, il Val di Noto, forse, è pronto per il salto di qualità anche dal punto di visto del vino.
Sic Est! Il primo Gala dei vini del Val di Noto organizzato da AIS Siracusa
Per questo motivo, la delegazione AIS di Siracusa ha ideato e organizzato una manifestazione per puntare i riflettori proprio sui vini e i produttori del Sud Est siciliano. Manifestazione che si chiama “Sic Est – Il Gala dei vini del Val di Noto” e che si è svolta in un luogo dove la storia ha incontrato la bellezza: il Parco Archeologico della Neapolis di Siracusa.
“Sic Est! è frutto di un lavoro di squadra avviato con gli altri colleghi del Consiglio Direttivo. L’obiettivo è mettere in mostra la cultura e la tradizione enologica del Sud Est siciliano, un territorio che ha tantissimo da raccontare dal punto di vista enogastronomico”, spiega Alessandro Carrubba, delegato AIS per la provincia di Siracusa e responsabile Concorsi per AIS Sicilia.
Sic Est si è svolta su tre serate diverse: il 31 maggio, il 21 giugno e il 12 luglio ed ha visto la partecipazione di 30 produttori di vino e che ha proposto 3 focus sull’olio e 3 sui liquori.
Ogni serata è stata suddivisa in tre momenti diversi, dislocati in altrettanti luoghi del Parco Archeologico della Neapolis. Per ogni data il primo momento ha visto i banchi d’assaggio con i vini dei 10 produttori protagonisti della serata, presso la Grotta dei Cordari.
A seguire, presso le Latomie del Paradiso il delegato Alessandro Carrubba ha tenuto una masterclass con un vino per ogni produttore protagonista della serata. Una masterclass condivisa con gli stessi produttori presenti sul palco, che hanno raccontato gli aneddoti e i retroscena delle loro creazioni.
Non solo vino: anche i produttori di olio del territorio sono saliti sul palco per raccontare l’oro verde.
Al termine della masterclass tutti nuovamente alla Grotta dei Cordari per la performance artistica a cura de L’INDA (Istituto Nazionale Arte Drammatica) e poi conclusione con i liquori e distillati del territorio.
Nel corso di Sic Est si è svolto anche un concorso enologico, dove uno dei vini dei produttori protagonisti delle 3 serate ha ricevuto un premio specifico, assegnato dal Consiglio direttivo della delegazione siracusana di AIS.
“Il nostro entusiasmo è grande. Siamo orgogliosi di aver inaugurato a Siracusa, in un luogo simbolo della città, un momento di promozione dei vini e dei prodotti di eccellenza del Sud Est siciliano”, dichiara ancora il delegato AIS Siracusa Alessandro Carrubba.
“La soddisfazione – insiste il numero uno di AIS Siracusa – sta anche nel feedback positivo che produttori e addetti ai lavori hanno fornito. Il pubblico ha gradito molto e lo testimonia anche il fatto di aver esaurito i biglietti presto ogni serata”.
“Il vino ben si sposa con la cultura e la storia che racchiude l’intero parco archeologico della Neaopolis”, ha detto l’architetto Carmelo Bennardo, il direttore del Parco Archeologico di Siracusa. “Creare sinergie con soggetti come in questo caso l’associazione italiana sommelier significa arricchire ulteriormente l’offerta culturale di un’area straordinaria che ci invidia tutto il mondo”, aggiunge Bennardo. “L’attività di produzione del vino rappresenta un must per ogni cultura. E quella del Val di Noto in tal senso ha veramente molto da raccontare, in quanto a bellezza e storia”, conclude Bennardo.

Che cos’è il Val di Noto?
Il Val di Noto enologico, il cui cuore è rappresentato dalla provincia di Siracusa, si estende in realtà fino alla provincia di Ragusa, rappresentando l’estremo Sud del vino italiano.
Il mare è un elemento onnipresente in tutto il territorio, anzi, scendendo oltre Noto, a Portopalo di Capo Passero, si può ammirare l’incontro dei due mari, lo Jonio e il Mediterraneo. Solo andando verso l’entroterra ibleo il mare perde centralità in favore di un territorio in cui l’altitudine inizia a farsi sentire così come il carattere dell’areale confinante, ovvero quello del Cerasuolo di Vittoria.
Ma quali sono i vitigni simbolo del territorio del Val di Noto? Nero d’Avola e Moscato. Il nero d’Avola rappresenta il vitigno principe siciliano, l’uva a bacca nera più famosa, che nel Sud Est siciliano, la culla del rosso siciliano più conosciuto, presenta caratteristiche bene precise, dato che riesce ad esprimere con grande disinvoltura, tanto freschezza e acidità che struttura e potenziale di longevità.
Il Moscato, presente nel territorio sia in due versioni, ovvero il Moscato di Siracusa e il Moscato di Noto, rappresenta proprio la storia di questo angolo di Sicilia, dato che il Pollio, antico nome del moscato di Siracusa, esisterebbe, in base alle fonti storiche recuperate, da sempre, tanto da poter essere considerato da molti come ilvino più antico d’Italia.
Negli anni le aziende che hanno prodotto vino in questo territorio, hanno per forza di cose mutato col tempo il loro approccio, tenendo però sempre presente il carattere specifico delle uve.
Oggi, la potenza e la struttura tipica del nero d’Avola hanno lasciato il posto a rossi più snelli ed eleganti che però non rinunciano al carattere deciso e persistente. E il moscato non è più solamente vinificato in dolce, in versione passito, ma da diversi anni i produttori non hanno resistito e ne hanno creato una versione secca, ottimo per l’aperitivo, dove l’esplosione aromatica al naso precede un sorso fresco e allegro. Ma non solo: oggi il moscato viene prodotto anche in versione spumante metodo classico o una bollicina più semplice, ovvero con metodo ancestrale. Abbiamo anche la versione orange, che unisce la tradizione con un modo nuovo di intendere il vino.

I vini del Val di Noto oggi: il mare, il calcare e le altre peculiarità
Una delle mission di Sic Est! organizzato da AIS Siracusa è proprio quello di raccontare come sono oggi i vini del Val di Noto, mettendo in mostra un gusto contemporaneo che travalica le passioni specifiche o le competenze tecniche in fatto di vino.
“Credo che la freschezza dei vini sia una delle caratteristiche principali, non tutti alla stessa maniera chiaramente, ma sicuramente il terreno calcareo influenza tutto questo”, ci spiega Salvatore Marino, titolare dell’omonima azienda, che coltiva nero d’Avola, catarratto e sirah in Contrada Buonini, fra Noto e Pachino.
Secondo Marino, fra le caratteristiche principali della produzione del Sud Est, “i vini del Val di Noto sono molto salubri. Inoltre, si avverte molto l’influenza del mare così come il colore e il calore. Il colore soprattutto rappresenta la voglia di vivere, la felicità”.
“La freschezza è il paradosso siciliano – osserva il produttore – specialmente quello del Sud Est, perché non so per quale motivo veniamo associati ancora oggi al vino strutturato, tannico e marmellatoso, invece produciamo vini più snelli e beverini”.
Anche secondo Antonio Gulino, dell’azienda Cantine Gulino, fra i produttori storici di Siracusa, “i suoli calcarei hanno un’impronta molto forte che danno caratteristiche uniche ai nostri vini”.
Tuttavia, c’è qualcosa che è altrettanto importante. Secondo Gulino, infatti, tutto ruota attorno al mare: “Non abbiamo ancora compreso bene i nostri vini, che vengono dal mare, perché ce li hanno portati i greci”.
Secondo il produttore, dunque, bisognerebbe “identificare un elemento unitario come il mare, che possa fungere anche da volano per questo territorio e costruirci un racconto sincero, in modo simile a quanto accaduto sull’Etna, dove l’elemento del vulcano è stato preso come simbolo di congiunzione fra tutti i produttori di vino e oggi sappiamo l’Etna e i vini di quel territorio quanto siano cresciuti, sia in termini di qualità che in termini di brand”.
C’è anche chi viene da lontano, non è nato e cresciuto da queste parti ma incontrando il Sud Est si è prima innamorato e poi ha deciso di scommettere nella terra del nero d’Avola e Moscato.
“Il Val di Noto 20 anni fa non era questo, era diverso. Oggi anche dall’estero o da altre regioni sono arrivati gli imprenditori, ma mio padre è stato il primo, perché mio padre è stato sempre lungimirante”, racconta Nora Breitschmid-Heiniger, proprietaria di Tenute Palmeri, l’azienda rilevata dal padre Ueli nel 2002, che si trova nel territorio fra Avola e Noto.
“La mia famiglia – ha proseguito – ha voluto investire nel Val di Noto in vino di qualità, proprio perché mio padre aveva capito le potenzialità di produrre vino in questa zona, sfidando i grandi territori vitivinicoli. Abbiamo voluto dare valore al Val di Noto”.
Oggi, con il passaggio di testimone dal padre alla figlia Nora, Tenuta Palmeri sta evolvendo in una direzione che vede un vino più dinamico e di facile beva easy ma soprattutto salubre.

Gli ostacoli del territorio: assenza di visione unica e scarsa autoconsapevolezza
Le grandi potenzialità, le caratteristiche dei vini, del clima e del terroir non riescono ancora oggi a colmare le lacune e soprattutto a far superare le difficoltà di un territorio in cui l’assenza di una visione comune pesa in modo significativo.
Ne sono convinti Angelo e la figlia Marilina Paternò, di Cantina Marilina, che si soffermano anche sui problemi affrontati fino ad oggi dal Val di Noto: “Delle peculiarità di questo territorio ne siamo consapevoli tutti ormai. Noi fondamentalmente non facciamo parte del clima continentale siciliano ma desertico, con tutto quello che comporta. Il Val di Noto ha dei terreni unici, magri. Abbiamo tutte le influenze tipiche del mare. Tuttavia, a fronte di queste caratteristiche uniche credo che ancora noi ancora non abbiamo raccontato molto, non siamo riusciti a comunicare tutto questo”, spiega Angelo Paternò.
“In questi 25 anni questo territorio è cambiato tantissimo”, si inserisce la figlia Marilina, che osserva come manchi “la conoscenza e la cultura di questo territorio e del vino in particolare. Purtroppo, alcuni imprenditori sono arrivati qui per sfruttare il momento d’oro legato al turismo di Noto, Marzamemi o di Siracusa. Ma se con la pasta con le sarde i ristoratori offrono un Prosecco, si capisce che tutto è difficile”.
“Noi da parte nostra, come produttori, non abbiamo un’idea comune, quindi le responsabilità sono anche nostre, non solo dei ristoratori”, precisa la produttrice.
L’idea di Sic Est!, quella di creare un vero e proprio Gala dei vini del Val di Noto, mira anche a questo. Coinvolgere tutti i protagonisti in campo. Unirli sotto un’unica bandiera e aiutarli a percorrere la stessa strada.

Consorzio di Tutela e Strada del vino: una sinergia importante
In tale scenario prova a districarsi anche la Strada del Vino e dei Sapori del Val di Noto, che da anni si batte per offrire una proposta enogastronomica adeguata all’enoturismo sempre più in crescita: “Non siamo riusciti a brandizzare i vini. Si conoscono magari le aziende ma non le denominazioni”, ammette Massimo Padova, che della Strada del Vino e dei Sapori è il Presidente.
“Le attività che promuoviamo servono proprio a creare una consapevolezza sul vino del territorio, perché è proprio quello che serve al Sud Est”, aggiunge Padova.
La speranza che forse sia giunto il momento per il Val di Noto del vino di poter ottenere il successo che merita è anche nelle mani del nuovo Consorzio di Tutela dei Vini del Val di Noto, che si è insediato da poco ma che già sta lavorando per creare sinergia con la Strada del Vino ma soprattutto avviare un percorso di riconoscibilità e comunicazione dei vini del territorio: “Dobbiamo innanzitutto aumentare il numero di produttori all’interno del Consorzio, che al momento sono 25. Avere una rappresentatività maggiore significa avere maggiore forza per intervenire su temi come la comunicazione e la promozione”, dice Angela Sergio, presidente del Consorzio di Tutela dei Vini del Val di Noto.
“Un obbiettivo fondamentale per noi è quello di aggiornare i disciplinari e magari studiare come far confluire tutto in una sola Doc unica, che permetterebbe dal nostro punto di vista, una maggiore efficacia e chiarezza per la riconoscibilità dei nostri vini”, ha proseguito Sergio.
“Ben vengano manifestazioni come Sic Est!, perché il Val di Noto ha bisogno di tutti, anche di AIS e delle altre associazioni del settore. Dobbiamo fare squadra”, conclude Angela Sergio.

Sic Est! Già al lavoro per la nuova edizione
La rinascita del Val di Noto dunque è possibile. Serve solo riflettere attentamente sullo scenario attuale e immaginare il futuro. Un futuro che peraltro lascia ben sperare, dato che sono molte le aziende che negli ultimi anni hanno visto il passaggio generazionale dai padri ai figli. Passaggio senz’altro importante che potrebbe anche risultare la chiave per il rinascimento dei vini del Val di Noto.
“L’idea di AIS Siracusa è quella di proseguire quanto avviato con la prima edizione di Sic Est!” spiega in conclusione Alessandro Carrubba, che aggiunge: “Stiamo già lavorando alla nuova edizione del Gala dei Vini del Val di Noto. Un’edizione che continuerà a promuovere il lavoro e l’attività delle aziende che producono vino nel Sud Est siciliano e che aiuti a rafforzare sempre più il senso di appartenenza e la promozione del marchio Val di Noto”.
