Sicilia in bolle 2024: il futuro negli spumanti
Durante la tre giorni di “Sicilia in Bolle 2024″, organizzata da AIS Sicilia e AIS Agrigento – Caltanissetta, a Realmonte (AG), dal 29 giugno al 1° luglio, giunta alla decima edizione, si è tenuto il convegno Prospettive della spumantistica siciliana tra studi e sperimentazione, che ha offerto un’immersione profonda nel mondo degli spumanti siciliani, esplorando la loro ricca storia, le sfide attuali e le promettenti prospettive future. L’evento ha riunito esperti del settore, produttori, sommelier e appassionati, creando un’opportunità unica di confronto e approfondimento su un tema di crescente interesse.
Sandro Camilli: un successo oltre ogni aspettativa
Sandro Camilli, presidente nazionale AIS, ha voluto porgere i suoi più sinceri complimenti a Francesco e a tutta la Sicilia per un evento che reputa straordinario: “la partecipazione, la condivisione e l’entusiasmo che ho potuto constatare in questi giorni sono la testimonianza di un successo che va oltre ogni aspettativa. La presenza delle istituzioni, dei giornalisti e di tanti appassionati del settore dimostra l’importanza e il valore di questa iniziativa“. Ciò che più colpisce, ha proseguito, è la forte impronta culturale impressa: ciò “lo distingue da molte altre manifestazioni simili. Mettere al centro la cultura, la passione e la condivisione, significa creare un valore aggiunto che merita di essere riconosciuto e apprezzato“.
Francesco Baldacchino: Sicilia in Bolle nata da una sfida
Francesco Baldacchino, presidente regionale AIS Sicilia e ideatore di Sicilia in Bolle, ha aperto il convegno condividendo un aneddoto personale sulla sua nascita: “durante il Vinitaly, un importante personaggio del settore aveva messo in dubbio la capacità della Sicilia di produrre spumanti di qualità, sfidandomi a dimostrare il contrario. Da questa amichevole provocazione è nata l’idea di un evento dedicato a celebrarli e promuoverli”. L’idea – ha proseguito Baldacchino – nacque con la collaborazione di Alberto Gino Grillo, amico e collaboratore purtroppo scomparso, che non poté vedere realizzato il progetto, e a cui oggi è dedicato l’omonimo premio, vero e proprio omaggio alla sua memoria e alla sua passione per il vino siciliano, dedicato alle migliori espressioni di vino frizzante e spumante della regione.
Sicilia in Bolle 2024: dieci anni di successi per lo spumante siciliano
Ha poi concluso Baldacchino: “in dieci anni, lo spumante siciliano ha fatto passi da gigante, guadagnando riconoscimento e apprezzamento sia in Italia che all’estero. La qualità dei prodotti è cresciuta in modo esponenziale, grazie all’impegno dei produttori e alla valorizzazione dei vitigni autoctoni. Sicilia in Bolle è diventato un appuntamento fisso per gli appassionati di vino, un’occasione per scoprire le eccellenze della spumantistica siciliana e per celebrare un prodotto che rappresenta sempre più un simbolo di qualità e di innovazione.
Federico Quaranta: la regione più bella d’Italia
Federico Quaranta, conduttore e autore RAI, presente in veste di moderatore, ha voluto eleggere la Sicilia a regione più bella d’Italia: “ho voluto provare una sensazione che non auguro a nessuno“, ha raccontato scherzando, mentre descriveva la sua traversata a piedi dell’isola, dall’Etna a Marettimo. “Durante il viaggio, ho scoperto tesori nascosti come una delle tombe a tholos più importanti del mondo, immersa in un campo di grano. Ho attraversato i calanchi più grandi d’Italia; ammirato Centuripe dall’alto e camminato lungo le saline e le marne bianche. La Sicilia è la madre di tutte le culture; la più ricca di stratificazione culturale di qualunque altro posto nel mondo“.
Sicilia in Bolle 2024: un inno agli spumanti siciliani
Quaranta ha poi elogiato i vini siciliani, sottolineando la loro diversità e personalità: “il vino non è della terra” – ha detto – ma “è un prodotto dell’uomo“. I vini siciliani, secondo lui, racchiudono un patrimonio culturale inestimabile e un carattere siculo che non si può trasferire altrove. Quaranta ha concluso il suo intervento lodando gli spumanti siciliani, ricordando anche lui un aneddoto in cui ha sfidato un esperto del settore a ricredersi sulla qualità delle bollicine prodotte al Sud: “ogni volta che vengo in Sicilia, in quelle bollicine, che siano da Metodo Classico o Charmat, trovo quello che cerco“, ha detto.
Gioele Micali: gli spumanti parlano di sperimentazione
Gioele Micali, responsabile eventi di AIS Sicilia e delegato AIS di Taormina, ha condotto un affascinante excursus storico sullo spumante. Dalle sue origini, quando la presenza di bollicine era considerata un difetto, fino alla sua attuale consacrazione come simbolo di festa e convivialità, Micali ha illustrato come la percezione di questo vino sia cambiata nel tempo, grazie all’evoluzione delle tecniche di produzione e alla crescente consapevolezza delle sue potenzialità. Un momento cruciale in questa evoluzione è rappresentato dal trattato “De Salubri Potu Dissertatio” di Francesco Scacchi, scritto nel 1622; un documento storico che testimonia il passaggio da un’enologia involontaria a un sistema di sperimentazione che ha aperto nuove strade e possibilità: “oggi, lo spumante è un prodotto in continua evoluzione, grazie alla ricerca e all’innovazione, che offrono alle aziende nuove opportunità per arricchire la propria filosofia produttiva e distinguersi in un mercato sempre più competitivo”.
Paolo Tamagnini: numeri, trend e sfide a Sicilia in Bolle 2024
Paolo Tamagnini, relatore e commissario AIS, ha presentato i dati del mercato dello spumante italiano, che nel 2023 ha raggiunto il traguardo di quasi un miliardo di bottiglie vendute nel mondo. Questo risultato straordinario testimonia l’apprezzamento globale per questo prodotto, ma nasconde anche alcune ombre. Negli ultimi anni, infatti, “le vendite hanno registrato un incremento significativo, con un aumento del 30% negli ultimi cinque anni. Tuttavia, questo successo è trainato principalmente dal Prosecco DOC e dalle denominazioni collegate, che rappresentano il 70% del mercato, mentre il Metodo Classico e altre denominazioni come Franciacorta e Asti rimangono marginali”.
Low cost e giovani: le sfide da affrontare
Un altro dato preoccupante è l’aumento del 75% dell’acquisto di spumanti low cost negli ultimi cinque anni, a discapito della qualità e della valorizzazione del prodotto. Per contrastare questa tendenza, molte aziende stanno investendo nella valorizzazione del brand, associandolo a eventi di moda e sportivi, e cercando di destagionalizzarne il consumo, che attualmente si concentra soprattutto durante le festività. Un altro aspetto critico riguarda la scarsa conoscenza e apprezzamento della tipologia da parte dei giovani, che spesso lo riducono a semplice bevanda gassata.
Qualità e nuove opportunità: le chiavi per il futuro a Sicilia in Bolle 2024
“Nonostante il successo in termini di volumi, l’Italia deve affrontare la sfida del controvalore, ovvero il prezzo medio delle bottiglie esportate, che rimane inferiore rispetto ad altri paesi produttori. Per garantire la sostenibilità del settore, è fondamentale puntare sulla qualità e sulla valorizzazione del prodotto, investendo nella formazione dei giovani“. Infine, si affaccia sul mercato una nuova tendenza: gli spumanti de-alcolati. Questa potrebbe rappresentare una nuova opportunità di vendita, ma anche un’ulteriore sfida per il settore, che dovrà sapersi adattare alle nuove esigenze dei consumatori.
L’impegno dell’IRVO e del CREA
Gaetano Aprile, direttore dell’IRVO (Istituto Regionale del Vino e dell’Olio), ha evidenziato l’impegno dell’Istituto nel sostenere la produzione di spumanti di qualità in Sicilia, attraverso progetti di ricerca e collaborazioni con enti come il CREA (Centro di Ricerca per la Viticoltura e l’Enologia). L’obiettivo è valorizzare i vitigni autoctoni siciliani e sviluppare protocolli enologici specifici per la produzione di etichette di eccellenza.
La Sicilia: un terroir ideale per gli spumanti
“L’IRVO ha deciso di investire in questo settore, stipulando un accordo con il CREA per mettere a punto due progetti ambiziosi: uno sui vitigni resistenti alle malattie e uno sugli spumanti. L’obiettivo è quello di valorizzare i vitigni autoctoni siciliani, come il nerello mascalese, il nero d’Avola, il grillo e il catarratto, e di studiarne le potenzialità per la produzione di alta qualità”. La Sicilia, con la sua ricchezza di vitigni autoctoni e la sua tradizione vitivinicola, ha tutte le carte in regola per diventare un punto di riferimento nel panorama degli spumanti italiani e internazionali, ha concluso Aprile.
L’importanza della sperimentazione e dell’innovazione
Riccardo Velasco, direttore del CREA, ha sottolineato l’importanza della sperimentazione e dell’innovazione nel settore vitivinicolo, evidenziando come la Sicilia, con la sua varietà di terreni e microclimi, offra un terroir ideale per la produzione di vini unici e distintivi. Ha inoltre sottolineato l’importanza di investire nella qualità, elemento fondamentale per garantire il successo dei vini siciliani nel mercato nazionale e internazionale. Quanto all’eterno confronto tra Metodo Classico e Charmat, ha raccomandato di non lanciarsi in paragoni ridondanti e senza alcuna premessa ragionevole: “perché mettere a confronto l’artigiano e l’ingegnere?” si è domandato, sottolineando come entrambe le tecniche possano dare vita a prodotti d’eccellenza.
La qualità come parola d’ordine di Sicilia in Bolle 2024
La qualità è la parola d’ordine per il futuro degli spumanti siciliani: “non potete fare vino che abbia il suo spazio in Italia e nel mondo se non fate qualità,” ha concluso con convinzione. “La Sicilia si sta smarcando dalla produzione di massa, puntando sulla qualità e sull’identità territoriale dei suoi prodotti”.
Maurizio Dante Filippi: comunicare la bollicine
Maurizio Dante Filippi, Miglior Sommelier d’Italia Premio Trentodoc 2016, ha sottolineato l’importanza della comunicazione, sia nelle masterclass sia nelle sale dei ristoranti. Raccontare la storia del vino, le sue caratteristiche organolettiche e il suo legame con il territorio è fondamentale per coinvolgere il consumatore e creare un’esperienza sensoriale completa e memorabile. Filippi ha sottolineato l’importanza di utilizzare un linguaggio semplice ed evocativo, che sappia trasmettere l’emozione e la passione che stanno dietro ogni bottiglia, creando un legame autentico tra l’etichetta e chi la degusta.
Claudio Di Maria: Etna, vulcano di bollicine
Claudio Di Maria, già Miglior Sommelier di Sicilia e Miglior Sommelier dell’Etna, ha raccontato di un territorio già da tempo noto per la produzione di bollicine, l’Etna appunto. Terra di contrasti e di eccellenze, la zona sta vivendo un momento di grande fermento nel settore delle bollicine. Nonostante la produzione sia ancora limitata rispetto ad altri nomi, l’Etna Doc Spumante Metodo Classico “sta registrando una crescita esponenziale, passando da 90.000 bottiglie nel 2019 a 180.000 nel 2023“.
Radici storiche e nuove sfide a Sicilia in Bolle 2024
La storia delle bollicine etnee affonda le radici nel lontano 1868 – continua Di Maria – quando il Barone Spitaleri produsse il primo spumante Metodo Classico in Sicilia. Tuttavia, è solo negli ultimi decenni che la produzione ha preso slancio, grazie all’intuizione di alcuni produttori lungimiranti che hanno saputo valorizzare il potenziale del nerello mascalese, vitigno autoctono che si è rivelato ideale per la produzione di campioni di qualità. Versatile e dalle molteplici sfumature, è in effetti il vero protagonista delle bollicine etnee. Grazie alle particolari condizioni climatiche e pedologiche del vulcano, questo vitigno riesce a esprimere al meglio le sue caratteristiche, regalando esemplari freschi, eleganti e minerali, con un’acidità vibrante e una piacevole sapidità.
L’importanza del terroir e della sperimentazione
La diversità dei terroir dell’Etna – ha poi continuato – si riflette nella varietà di stili e di espressioni. Dalle zone più fresche e ventilate, vicine al mare, provengono bollicine più delicate e floreali, mentre le zone più alte e soleggiate regalano vini più strutturati e complessi. La sperimentazione è un altro elemento chiave della produzione etnea, con l’introduzione di nuovi vitigni come il carricante, che promettono di arricchire ulteriormente il panorama. Il futuro, insomma, si prospetta luminoso.
Luigi Salvo: credere nelle potenzialità del territorio
Luigi Salvo, coordinatore dei degustatori di AIS Sicilia e delegato AIS di Palermo, ha delineato un quadro promettente, sottolineando l’importanza di “credere nelle potenzialità del territorio e di investire nella produzione di spumanti di qualità“. La tendenza a produrre vini frizzanti è in netta crescita, come dimostra l’aumento delle aziende che investono in questo settore, ma meglio sarebbe concentrarsi sugli spumanti propriamente detti, da metodo Charmat o Classico.
Per la spumantistica siciliana serve una linea comune
Nonostante l’entusiasmo e la crescente produzione, poi, Salvo ha sottolineato la necessità di “seguire una linea comune che valorizzi l’identità siciliana“. Attualmente, infatti, una larga fetta della produzione è ancora ferma alla IGP, segno che molte aziende stanno cercando di “produrre idee proprie” senza puntare a una strategia condivisa che possa incontrare le esigenze del mercato. Salvo ha ribadito la forte vocazione della Sicilia per la produzione di spumante, ricordando che “è la regione italiana con la più ampia superficie vitata collinare“. L’invito è quindi a “crederci“, come dimostra l’iniziativa Sicilia in Bolle.
Antonio Sparacio: un progetto ambizioso per valorizzare gli autoctoni
Il convegno ha poi offerto un’opportunità unica per dedicare un focus sui vitigni autoctoni e sulle loro potenzialità nella produzione di bollicine di alta qualità. Il progetto, come spiegato dal dottor Antonio Sparacio, è partito dalla selezione accurata dei territori e dei vitigni più adatti alla produzione. Per il catarratto la scelta è ricaduta su una zona interna della Sicilia, vicino a Tasca d’Almerita, dove l’IRVO ha un vigneto sperimentale, in un terreno confiscato alla mafia, un luogo simbolo di legalità e rinascita. Per il frappato, invece, la zona prescelta è stata quella del Marsalese, dove questo vitigno autoctono ha dimostrato di mantenere un’acidità elevata, fondamentale per tale tipologia.
Rivalutare il catarratto come vitigno da spumantizzazione
Il progetto ha previsto la produzione di vini base con lieviti diversi: una miscela di lieviti commerciali e un lievito autoctono siciliano, selezionato dall’unità di microbiologia dell’IRVO. Le masse di vino base sono state poi spedite in parte a Conegliano (TV), dove sono state sottoposte a rifermentazione in autoclave con il metodo Charmat, e in parte sono rimaste in Sicilia, dove sono state rifermentate con il metodo classico.
Degustare il catarratto per comprenderne le peculiarità
I tre campioni ottenuti dal catarratto, con l’obiettivo di valutare la loro qualità, e di comprenderne il potenziale, sono stati valutati da Maurizio Dante Filippi, la cui degustazione ha evidenziato l’importanza dell’utilizzo di diversi lieviti e metodi di rifermentazione nella loro realizzazione. I tre vini, infatti, pur provenendo dalla stessa matrice, hanno mostrato profili aromatici e gustativi distinti, a dimostrazione di come le scelte enologiche possano influenzare in modo significativo il risultato finale.
Da Sicilia in Bolle 2024 un ottimo futuro per le bollicine siciliane
Il convegno si è concluso con un messaggio forte e chiaro: la qualità è l’elemento chiave per il successo degli spumanti siciliani. Solo investendo nella qualità, nella ricerca e nell’innovazione, si potrà garantire un futuro prospero alle bollicine siciliane, che dovranno sapersi adattare ai cambiamenti del mercato e delle abitudini di consumo.