Sulla strada per Saint-Émilion: Château La Gaffelière
C’è sempre qualcosa di affascinante e misterioso quando si parla di Saint-Émilion. Secondo la leggenda, la cittadina deve il suo nome a Émilion, monaco bretone, che dopo aver condotto una vita esemplare costellata da miracoli, nel 750 d.C. scelse di ritirarsi dal mondo e rifugiarsi in una grotta naturale, ancora oggi visibile nel cuore della città. Da secoli è una città di affari e di ricchezze, luogo di compra-vendita (vino, grano, materiale da costruzione, ecc.) ma anche meta di pellegrinaggio sulle reliquie del suo santo patrono. La cittadina ha conosciuto nel Medioevo un periodo di prosperità, che ancora oggi si riflette nei suoi monumenti emblematici. Ma soprattutto Saint-Émilion deve la sua unicità anche alla sua produzione vinicola, grazie alla notevole diversità geologica e un microclima perfettamente adatto alla viticoltura, attività presente fin dai tempi più antichi. La Jurade, confraternita dei Vini di Saint-Émilion, fu fondata nel 1199 da Giovanni I d’Inghilterra. L’autorità de la Jurade durò fino alla Rivoluzione Francese nel 1789 e poi, nel 1948, alcuni viticoltori la riportarono in vita. Nel 1999, e per la prima volta al mondo, le vigne di Saint-Émilion furono dichiarate Patrimionio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO, che considera Saint-Émilion “un notevole esempio di paesaggio viticolo storico rimasto intatto” e che continua la sua attività anche oggi.
Radici lontane sulle orme dei Galli e dei Romani
La strada per raggiungere Saint-Émilion da Bordeaux è la D122. Anticamente questo sentiero veniva utilizzato per il pellegrinaggio e oggi, come nei secoli passati, accoglie pellegrini, visitatori e appassionati di vino che si avventurano tra le strade e le vigne.
Ed è qui su questo antico sentiero che incontriamo Château La Gaffelière. Le sue radici lontane risalgono all’epoca gallo-romana, come testimoniano i numerosi mosaici scoperti dal conte Léo de Malet Roquefort nel 1969. La famiglia de Malet Roquefort gestisce l’azienda con passione da più di tre secoli, con un unico scopo: valorizzare i vigneti per produrre un vino straordinario, che fa parte del 1er Grand Cru dall’inizio della classificazione di Saint-Émilion nel 1959. Attualmente la tenuta si estende per oltre 32 ettari, di cui 22 ettari in 1er Grand Cru Classé.
La diversità dei terreni gioca un ruolo fondamentale nella produzione. Il vino nasce da un terroir eccezionale, un “triangolo d’oro” incastonato tra le colline di Pavie e Ausone.
I vigneti in tre aree differenti
Le vigne sono dislocate su tre diverse aree:
- L’area a nord-est è caratterizzata da un altopiano formato da strati di argilla e marne verdi spesse dai 3 a 5 metri, incastrate tra due basamenti calcarei. L’altopiano si eleva a 90 metri sul livello del mare, ambiente ideale per la produzione di cabernet franc e merlot.
- A Sud e sud-ovest, il versante collinare di origine calcareo-argilloso, unisce una buona esposizione per la maturazione e una buona pendenza per un naturale drenaggio delle acque. Inoltre, il sottosuolo argilloso, aiuta a regolare l’apporto idrico e l’alimentazione minerale della pianta. È una posizione favorevole alla coltivazione di merlot;
- A nord-ovest, il piede della collina è costituito da sabbie carbonatiche profonde. Questo terreno è snello ma nutriente, richiede cure particolari e un lavoro preciso per esaltare la finezza dell’uva, nello specifico merlot e cabernet franc;
Le viti sono allevate a Guyot doppio e singolo a seconda della densità d’impianto. I germogli vengono potati a gemme alternate per agevolare l’areazione tra i frutti, mentre quelli eliminati vengono lasciati a essiccare tra i filari per contribuire all’arricchimento naturale del terreno.
Tra i filari la copertura verde naturale favorisce lo sviluppo della biodiversità, riduce l’erosione e incide positivamente sul vigore della vite. La sfogliatura e la potatura verde vengono eseguite meticolosamente, per portare il massimo dell’insolazione e quindi una perfetta maturazione.
Dal 2000 è stato avviato un importante programma di reimpianto, per garantire una maggior grado di invecchiamento alle viti fino a una media di 35 anni, per mantenere la qualità e lo stile di vinificazione. Le tecniche di lavorazione contemporanee in vigna consentono di adottare soluzioni nel pieno rispetto dell’ambiente e del terroir, esaltando le caratteristiche dei vitigni e del territorio dove affondano le loro radici.
L’espressione del terroir
A Château La Gaffelière il vino si fa in vigna, ma in cantina le sapienti mani dei vigneron dipingono quello che la natura ha da raccontare. Ogni appezzamento, che va a comporre la vigna, viene suddiviso in base alla tipologia di suolo e lavorato individualmente, per poter estrarre al meglio il carattere e le peculiarità del vitigno e del terreno, al fine di estrarre la migliore espressione del suo terroir. La raccolta avviene dopo un’attenta degustazione degli acini, passaggio essenziale per poter programmare la data precisa dell’inizio di raccolta di ciascun appezzamento, che avviene soltanto quando i frutti sono nel pieno della maturazione, per esaltarne la complessità aromatica e la pienezza di beva. Dopo la vendemmia manuale, l’uva viene trasportata in piccole cassette e posta direttamente in cella frigorifera (8 °C) per una notte. La mattina successiva i grappoli vengono diraspati meccanicamente e gli acini vengono inviati tramite un nastro trasportatore alla selezionatrice ottica, che andrà a riconoscere ed eliminare i frutti non idonei alla fermentazione. Dopo una macerazione a temperatura controllata di 10 °C in vasche di acciaio, segue una pre- fermentazione a 12 °C, per poi proseguire con la fermentazione alcolica, a temperatura controllata di 24 °C. La tinaia è composta da 20 vasche, realizzate in acciaio inox a forma di tronco di cono rovesciato. La particolare forma tronco-conica delle vasche favorisce una maggiore ossigenazione del mosto e la formazione di un cappello di vinacce più sottile. Questo comporta una maggiore integrazione dei tannini, che risultano più eleganti e sottili e una maggiore fragranza degli aromi, oltre ad una più agevole gestione dei rimontaggi. Quest’ultimi avvengono tre volte al giorno ed insieme alle follature, vanno ad accelerare la fermentazione alcolica. Successivamente, la fermentazione malolattica avviene generalmente nelle vasche d’acciaio, tranne per alcuni lotti che avviene dopo il trasferimento in barriques. Dopo la svinatura, il cappello superficiale di vinacce viene pressato, il succo estratto e utilizzato come aggiunta per l’affinamento, che avviene in barrique di rovere francese nuove, di primo e secondo passaggio, con tostatura media, una modesta percentuale di barriques di rovere austriaco e alcune barriques da 500 l. Ogni anno vengono acquistate il 50% di botti nuove di rovere francese. Anche il processo di invecchiamento segue la suddivisione per appezzamento come nella fermentazione. Sotto una cupola di cemento, con il controllo della temperatura e dell’umidità, il periodo di affinamento va dai 14 ai 16 mesi in base alla tipologia di vino. Poiché la cantina per l’affinamento si trova al di sotto della sala tini, la gravità naturale viene utilizzata anche per l’imbottigliamento del vino.
La degustazione
Ci dirigiamo ora verso gli assaggi, sospesi tra il rumore della pioggia all’esterno e i profumi della cantina, affascinati dai racconti e dalla dedizione che la famiglia Malet Roquefort ha trasmesso e preservato nei secoli, ma soprattutto grati a chi con passione, si dedica quotidianamente a tradurre con la sapienza delle proprie mani, tutto quello che la vigna ha da raccontare.
Château Chapelle d’Alienor 2022
Bordeaux blanc
85% sémillon, 15% muscadelle
Fresco, conviviale, quotidiano. Un Bordeaux blanc che al meglio esprime il carattere spontaneo e aromatico dei vini bianchi della Rive Droite. Nel calice un giallo paglierino luminoso. Al naso rosa canina e fiori di sambuco si mescolano con sentori di pesca bianca, timo e tocchi agrumati di pompelmo. Il sorso è leggero come una brezza primaverile, aromatico, minerale e leggermente sapido, di buona consistenza e persistenza.
Château Puyblanquet 2020
St. Émilion Grand Cru
80% merlot, 20% cabernet franc
Storico, femminile, fragrante. L’affinamento avviene in barrique di rovere nuove per il 50% e in barrique da 500 l. Il calice seduce con un rosso rubino brillante. Il naso è fresco e fruttato, ciliegia, rosa rossa e liquirizia, seguono tocchi balsamici di salvia e timo, chiodi di garofano e pepe nero. Il sorso è fresco e deciso, con tannini ancora giovani, finale persistente e fragrante.
Clos La Gaffelière 2017
St. Émilion Grand Cru
85% merlot, 17% cabernet franc
Tostato, misterioso, deciso. Al calice un rosso granato. Il naso evoca sentori di mora, viola e sottobosco, note tostate di tabacco e pepe nero. Il sorso è verticale, austero ma elegante. Tannini fini e salmastri perfettamente integrati, sorprende la freschezza che accompagna tutta la durata del sorso e preannuncia la sua longevità nonostante i 5 anni dall’imbottigliamento. L’affinamento è di un anno in barrique di rovere francese, 75% nuove e 25% di primo passaggio, dove prima era stato affinato il Premier Grand Cru.
Château La Gaffelière 2016
Premier Grand Cru Classé St. Émilion Grand Cru
80% merlot, 20% cabernet franc
Elegante, avvolgente, intrigante. Al calice un rosso granato intenso. Al naso un bouquet ampio, tabacco, pot-pourri, chiodi di garofano, mora e prugna in confettura, liquirizia. Sul finale una leggera nota di legno di rovere, timo e rosmarino. L’ingresso è avvolgente, scioglievole, elegante, si srotola in bocca come un rocchetto di una seta pregiata. Il tannino fine e salmastro, perfettamente integrato, in equilibrio con acidità e alcolicità. Prosegue poi fresco e sapido, con una lunghissima persistenza. Un grande vino di Saint-Émilion che combina potenza, finezza ed eleganza aromatica.
Il tempo si arresta
A Saint-Émilion il tempo sembra essersi fermato e contemporaneamente scorre, secondo il suo ritmo naturale. In questo viaggio ho imparato che ci sono destini che sono stati scritti in qualche luogo, ci sono storie destinate a essere eterne, perché sono strettamente legate alle persone che le vivono. Penso che la chiave del successo di queste vigne, risieda proprio nelle loro lontane radici e di chi ha saputo tramandare con passione e rispetto per il proprio territorio e perseveranza di fronte alle difficoltà, la propria essenza e le proprie tradizioni.
Se un giorno vi troverete sulla strada D122, vi suggerisco di rallentare la vostra corsa e soffermarvi a osservare il paesaggio che vi circonda. Perdetevi tra le strette vie medievali di Saint-Émilion, accomodatevi in una piccola enoteca a sorseggiare un calice di vino. Questa volta vi invito ad abbandonare schede tecniche, appunti, recensioni e giudizi. Lasciatevi trasportare dalle vostre sensazioni più profonde, lasciatevi inebriare dagli aromi decisi e avvolgenti, assaporate il sorso, abbandonatevi alla sua eleganza, alla sua pienezza, ai suoi sentori che con garbo si rivelano ai vostri sensi, ascoltate la storia che il vino ha da raccontare, li tra tannini e dedizione, tra aromi e racconti lontani, troverete il segreto più intimo che ogni grande vino possiede: l’equilibrio tra la natura e il pensiero dell’uomo che la racconta.
A Saint-Émilion ho imparato che i cambiamenti vanno accolti, assecondati, senza mai snaturarsi. A Château La Gaffelière da secoli, hanno saputo trasmettere la propria tradizione vinicola, adattandola alle esigenze delle epoche che ha attraversato, senza mai perdere di identità, qualità e differenti approcci di beva. Negli ultimi decenni stiamo assistendo a rapidi e decisivi cambiamenti nel mondo del vino, legati in primis al cambiamento climatico, ogni anno sempre più evidente, e a una nuova tendenza di beva, che predilige vini più freschi e allo stesso tempo fedeli al proprio terroir. Un’opportunità non facile, ma che dà modo di ascoltare in maniera più inclusiva i vitigni e i suoli, una sfida che ci invita a scoprire nuovi dettagli e nuove caratteristiche delle singole uve.
A Château La Gaffelière ho assaggiato la lezione più importante che sta alla base dei grandi vini di tutto il mondo: se la tradizione è la radice della vite, l’innovazione consapevole è la linfa che scorre e fa nascere nuovi frutti.
Photo Credits: www.facebook.com/chateaulagaffeliere/