Tenuta Casenuove, storia di un imprenditore francese innamorato del vino
Siamo a Panzano, tra le scenografiche colline toscane, dove il paesaggio colpisce gli occhi e il cuore ogni volta che lo si ammira. È qui che sorge Tenuta Casenuove, storica azienda acquistata nel 2015 dal francese Philippe Austruy, parigino e figli di medici, imprenditore nella farmaceutica, ma anche collezionista d’arte, e soprattutto appassionato di vino. Con Casenuove aggiunge un’altra cantina prestigiosa, oltre a quelle già di cui è già proprietario in Francia e in Portogallo. Sì, perché, già nel 2001, Austruy all’età di 50 anni realizza il suo più grande desiderio e acquista la Commanderie de Peyrassol, storica azienda vinicola francese nel cuore della Costa Azzurra, che le sue idee innovative riportano al vigore di un tempo. Negli anni successivi cresce ancora di più in lui la passione, così alla prima si aggiungono La Bernarde in Provenza, ChâteauMalescasse nell’alto Médoc, e Quinta do Corte nella regione del Douro.
Il suo obiettivo non è solo riportare in auge queste tenute, e produrre vini d’eccellenza, ma riuscire a farlo recuperando l’antico fascino architettonico delle strutture e valorizzando il paesaggio grazie alla collaborazione di artisti internazionali e gallerie locali. Un progetto che diventa un inno alla bellezza per tutte le sue proprietà.
Una cantina nel cuore del Chianti Classico
Le prime testimonianze di Tenuta Casenuove risalgono già al XVII secolo, più precisamente nel 1608, quando all’epoca faceva parte di un monastero di suore di clausura di Firenze. E così sarà fino a circa il 1830. Seguirono diversi passaggi di proprietà, fino a quando nel 1954 venne acquisita da una famiglia fiorentina che la trasformò in azienda vinicola, piantando oltre 30 ettari di vigneti, e che da subito divenne un gran successo. Poi, a seguito di un lento declino, la vecchia proprietà vende ad Austruy, che, come per le altre aziende, decise di restaurare le strutture esistenti, trasformando la tenuta. restaurando le case coloniche e arricchendo le cantine con le migliori tecnologie di vinificazione, senza stravolgere la loro simbiosi con il paesaggio circostante.
Austruy riesce a chiudere così una specie di ciclo, iniziato dalla Francia, passato dal Portogallo, concluso in Italia, in una delle zone di maggior rilievo enologico. E in quest’ultimo caso aggiunge anche un vero legame affettivo, perché proprio la Toscana era il luogo delle sue vacanze estive con i genitori.
30 ettari di vigneti su terreni di vario tipo
La Tenuta ha circa 30 ettari di vigneti, su una superficie di oltre 130 totali, occupati anche da boschi, uliveti e seminativi, e si trova sopra il fiume Pesa, a un’altitudine che varia dai 370 ai 490 metri, a Panzano, che, pur facendo ufficialmente parte del comune di Greve in Chianti, da sempre rivendica con orgoglio la sua indipendenza, tanto che nel tempo l’ha fatta diventare una delle capitali del Chianti Classico. I terreni sono vari, e vanno dai depositi marini calcarei, più o meno ricchi di scheletro, le argille brune, che costituiscono una sorta di riserva d’acqua, e poi i galestri, sia quello grigio, argilloso, che quello rosso, ricco di manganese. Tutti ottimamente esposti, caldi e ben drenanti, presupposti base per una viticoltura di qualità.
Nel 2016 è iniziata la prima fase di opera di restauro dei vigneti di Tenuta Casenuove, con i re-impianti di un ettaro e mezzo di cabernet franc, un ettaro e mezzo di cabernet sauvignon e due di sangiovese, rendendo quest’ultima la varietà principale per superficie vitata presente in azienda.
La seconda fase di ristrutturazione si è focalizzata ancor di più sullo studio pedologico dei suoli e del potenziale viticolo, ricercando cloni e vitigni autoctoni in funzione di una marcata volontà di valorizzare prodotti tipici del territorio di Panzano e del Chianti Classico.
Nel 2018 quindi si punta ad integrare con varietà quali canaiolo, colorino e ciliegiolo, storicamente riconosciute come vitigni complementari componenti del Chianti Classico.
Il tutto per una produzione annua che si aggira sulle 100.000 bottiglie, di cui 67.000 di Chianti Classico Docg, il Riserva e il Gran Selezione, IGT Toscana (blend di merlot, cabernet franc, cabernet sauvignon), lo ZIIK Rosé (metodo Charmat rosé Extra Brut Bio, 100% sangiovese). A questi poi si aggiungono anche la Grappa bianca di sangiovese in purezza e l’Olio extravergine di oliva bio, ottenuto dalle cultivar classiche della tradizione toscana.
100 anni del Consorzio del Chianti Classico
A proposito del Chianti Classico, Consorzio che proprio nel 2024 ha festeggiato i suoi primi 100 anni, ricordiamo che le sue “capitali” sono le città di Firenze e Siena, e che le sue terre si estendono proprio a cavallo tra le due province: 70.000 ettari che comprendono per intero i comuni di Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Greve in Chianti, Radda in Chianti e in parte quelli di Barberino Tavarnelle, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi e San Casciano in Val di Pesa.
Oggi il suo territorio di produzione è stato suddiviso ulteriormente in aree più ristrette e dotate di maggiore omogeneità, per arrivare a indicare in etichetta il nome di queste aree e rafforzare la comunicazione del binomio vino-territorio. Più precisamente undici zone, significative in termini di volumi prodotti, le Unità Geografiche Aggiuntive (UGA).
Un team giovane e innovativo
Tornando a Casenuove, fin dal principio Austruy si è affidato ad Alessandro Fonseca, agronomo di origini fiorentine, diventato uno dei pilastri della Tenuta, e ai giovani enologi Cosimo Casini e Maria Sole Zoli. A loro si aggiunge poi la consulenza del vigneron francese Stéphane Derenoncourt, che supervisiona l’intera produzione di tutte le cantine in mano a Philippe Austruy. Sotto la loro guida un team di collaboratori lavora nel migliore dei modi, in una cantina in continua evoluzione, tra idee, soluzioni innovative, e cambiamenti.
La squadra, che tutti i giorni si impegna a garantire l’eccellenza che da sempre ha contraddistinto la produzione vinicola di Tenuta Casenuove, ha un’età media al di sotto dei quarant’anni, a ulteriore dimostrazione della tendenza all’innovazione. Oltre a questo, il rispetto per il territorio e per la natura sono diventati capisaldi fondamentali del lavoro di Casenuove, che li ha portati a una transizione ai processi di vinificazione biologica, iniziata già nel 2018.
Tenuta Isola nel Giglio, la nuova avventura di Austruy
Ma, a completare l’avventura toscana dell’imprenditore parigino, si è aggiunto da qualche anno un nuovo progetto sull’isola del Giglio.
È qui che è nata Tenuta Isola nel Giglio, quasi 12.000 ettari recuperati dallo stato di abbandono in cui versavano, di cui la metà vitati.
Come per Casenuove, l’obiettivo è stato fin dall’inizio fare un perfetto mix tra le antiche tradizioni vitivinicole dell’isola e le moderne tecniche e tecnologie di vinificazione.
Vitigno simbolo di questo progetto è l’ansonica vinificato in purezza, spesso confuso con un rosso in una degustazione alla cieca per la sua struttura importante, e di cui vengono prodotte solo 850 bottiglie.
Una viticoltura eroica, tra le rocce scoscese coperte di lentisco, mirto, elicriso e ginestre, e la macchia mediterranea, in quest’isola di una manciata di chilometri quadrati a pochi passi dalla costa toscana, e che nei secoli è stata dominata da Etruschi, Romani, governi di repubbliche marinare e potenti famiglie italiane.
Casenuove, dove il Vino diventa Arte
Ma, come già accennato prima, Philippe Austruy è anche un amante e collezionista d’arte, e questo l’ha trasmesso da sempre nei progetti delle sue cantine vinicole.
A cominciare da Tenuta Casenuove, che è diventata un vero e proprio spazio espositivo, grazie anche all’amico Lorenzo Fiaschi e al progetto Le Radici dell’Arte, inaugurato nel 2020.
Una raccolta di arte contemporanea, realizzato insieme a Galleria Continua, che ha permesso di inaugurare Il Vino dell’Arte, uno spazio espositivo dove si incontrano l’amore per il vino con quello per l’arte, diventando unico ambiente per una degustazione e, al tempo stesso, una collezione d’arte eccezionale, immersa in paesaggi unici, affacciata sulle colline di Panzano.
Lasciare un segno è l’obiettivo da sempre caro a Philippe, in un progetto dedicato al vino e alla bellezza dell’arte, vivendo rispettosamente il territorio che lo circonda, e accompagnandosi a persone che condividano la sua stessa passione.