Trentodoc Festival: sapori, paesaggi e persone
La terza edizione del Trentodoc Festival ha registrato la presenza di circa undicimila persone, di queste la metà ha visitato le cantine e le vigne delle 67 case vitivinicole aderenti all’Istituto Trento Doc. La formula scelta per il Festival è innovativa: niente stand (non è una fiera), ma le aziende aprono le loro cantine ai visitatori (enoturismo e convivialità); gli eventi si svolgono nei luoghi cittadini più prestigiosi (storia e tradizione); il vino è celebrato con il servizio curato da esperti, i sommelier AIS; decine gli appuntamenti per approfondimenti di settore (consumi, mercato, innovazione); le masterclass e le degustazioni sono su prenotazione; rinomati chef (pure stellati) si confrontano su hôtellerie, cibo e nuovi trend; quindi, eventi culturali e spettacoli avvicinano un pubblico vario per generazioni e interessi.
“Manca il vino, manca la festa”, dice Monsignor Martino Signoretto, tenendo virtualmente a battesimo il Festival. Rettore del Santuario della Madonna della Corona (breve parentesi: questo luogo di culto si trova a ridosso di uno strapiombo a 775 metri s.l.m. sulla Val d’Adige), Signoretto è un fine comunicatore, capace di intrattenere con interpretazioni inusuali delle Bibbia e dei Vangeli, testi ricchi di testimonianze sul legame tra vino e religione. Un esempio? “Il miracolo di Gesù a Cana è assolutamente inutile”, afferma. “Lo sapete: Gesù o fa il fornaio e sfama le folle, oppure apre ambulatori e guarisce i malati. A Cana compie un gesto gratuito, salva la festa, trasformando l’acqua in vino, tanto vino, descritto come ‘bello’. Alla bevanda viene conferito un aspetto estetico. Ḕ pure buono, anzi il migliore e ne bevono tutti, nessuno escluso. È convivialità”.
Esportazioni in crescita
Nel 2023, sono state vendute circa 13 milioni di bottiglie di Trentodoc, a conferma del buon momento delle bollicine. Negli ultimi dieci anni, l’“esportazione di spumanti italiani è passata dal 17% al 25%”, dice Denis Pantini, responsabile di Nomisma Wine Monitor. Demografia e nuove abitudini stanno cambiando il mercato. La bottiglia di vino (rosso soprattutto) non è presente ogni giorno sulla tavola e l’avvicinamento alla bevanda non avviene più attraverso genitori e nonni. I più giovani apprezzano i soft drinks e i ready to drink (bevande già pronte). Nei ristoranti, solo un bicchiere a inizio pasto per chi deve guidare, cocktail e birra un’alternativa. Il consumo diventa occasionale, per una cena di lavoro o un incontro formale. I vini alcol-zero si stanno facendo strada, soprattutto in Nord Europa e negli Usa. I prezzi della bottiglia incidono sulle scelte, con il consumatore medio afflitto da inflazione e bollette più pesanti. Andamento da cui non sono esenti neppure i prestigiosi champagne, con un 13% di vendite in meno rispetto al 2023, testimonia Arnaud Fabre, presidente di Alexandre Bonet, ma per le bollicine francesi “i conti si fanno a fine 2024, le maggiori richieste si realizzano nell’ultimo quadrimestre”. Si guarda oltre i confini per individuare nuovi mercati, ma le aspettative a volte restano tali. “La Cina? Difficile scalzare abitudini e tradizione”, dice Simone Incontro, general manager di Verona Fiere Greater China. Spiega: “La bevanda nazionale è il Baijiu, un’acquavite con gradazione fino al 60%. Servito in ogni ricorrenza, è emblema dell’ospitalità e accoglienza cinese. Invitati? Ne va bevuto almeno un sorso per non offendere i padroni di casa. Sul mercato il Baijiu vale 96,2 miliardi di euro, seguito da birra a 23,7 miliardi, rice wine fermi a 2,7 miliardi, mentre il vino tradizionale rappresenta solo l’1% fanalino di coda con 1,2 miliardi di euro”. Possibile un cambiamento di rotta? Incontro vede rosa: “Negli ultimi cinque anni, si sono affacciati sul mercato viticoltori Under 30 che interpretano il vino come una bevanda “cool” e sono da considerare come i migliori alleati per il made in Italy vitivinicolo” che in Cina “rappresenta il 7,8% dei fermi in bottiglia, quarta presenza dietro a Francia, Australia e Cile”. Le bollicine? “Nei vini frizzanti siamo secondi, dopo la Francia”.
Spumanti di montagna quelle trentini che per Essi Avellan, Master of Wine e tra i maggiori esperti di bollicine al mondo, possono conquistare una posizione importante nei mercati esteri.
Altitudine e montagna, grandi risorse
Come comunicare la divin bevanda in questo panorama fluttuante? Senza forzature e con la necessaria attenzione. Se fino ad oggi, si strizzava l’occhio a social e influencer con tante immagini e tanti clic, oggi sono chiesti tempi più rispettosi del ciclo vitale e annuale della vite.
I cambiamenti climatici affliggono anche il Trentino. Le questioni che maggiormente interessano il settore riguardano l’ottimizzazione delle risorse idriche, il recupero dei terreni, la lotta alle fitopatie. L’altitudine e la montagna rappresentano per Trentodoc una grande risorsa: il 70% del territorio trentino è posto sopra i 1.000 metri s.l.m., il 20% sopra i 2.000 e sono 94 le vette che superano i tremila metri. Le vigne sorgono, in alcuni casi, a 900 metri di quota. Per preservare le condizioni migliori per la loro crescita, le case spumantistiche si stanno adoperando su più fronti. Cavit ha investito in progetti di ricerca per la realizzazione della Carta dei suoli del Trentino, utili per la scelta dei portinnesti più idonei ai terreni che soffrono la siccità. Nel 2020, Ferrari ha avviato una collaborazione con una startup specializzata in strategie che consentono il revamping degli impianti di irrigazione esistenti e sono stati installati sistemi di monitoraggio da remoto. Maso Martis è impegnato nell’installazione di portainnesti resistenti alla siccità. Maso Poli ha messo a punto un sistema di raccolta e riciclo dell’acqua piovana. Altemasi ha sviluppato una Piattaforma Integrata Cartografica Agriviticola (PICA), a disposizione delle cantine socie con l’obiettivo di assicurare una buona gestione e resa delle coltivazioni. Endrizzi ha introdotto nel vigneto alcune specie di uccelli che si cibano di insetti. Villa Corniole ha adottato la tecnica della “confusione sessuale” per il controllo di molto parassiti. De Vigili pratica l’inerbimento del vigneto, metodo che conserva la sostanza organica, migliora la struttura del terreno e garantisce un minore ristagno idrico, a vantaggio dell’aereazione.
Intelligenza Artificiale in vigna
Anche l’Intelligenza artificiale entra nei vigneti e a questo tema Trentodoc Festival ha dedicato un apposito panel. Satelliti, immagini e sensori sono parte della viticoltura moderna. “I dati vanno raccolti, organizzati, condivisi”, dice Pietro Franceschi, PhD al Research and Innovation centre di Fondazione Mach. I sistemi basati sull’AI possono suggerire il momento ideale per potatura, concimazione e vendemmia oltre a ridurre impatti ambientali, concimazioni e pesticidi. L’innovazione tecnologia si rivela importante ai fini della preservazione della qualità.
Quante ore di lavoro all’anno sono necessarie per produrre il Trentodoc? In Val di Cembra, ben 900 per ettaro. Con i suoi 708 km di muretti a secco e pendenze fino al 40% è protagonista di una viticoltura davvero eroica. Incastrata lungo le sponde del fiume Avisio, conta 750 ettari di vigneti che affondano le radici nel porfido, roccia magmatica che imprime al vino un’importante sapidità. Sold out i trekking lungo i suoi vigneti, con degustazioni guidate accompagnate da taglieri di salumi e formaggi.
Dialogo con i consumatori
“Trentodoc in cantina”, con 99 appuntamenti in programma, si è dimostrato un veicolo importante per mettere in luce i vari distretti produttivi: Trento e Valle dell’Adige, Rovereto e Vallagarina, Valle dei Laghi e Alto Garda, Valsugana, Val di Cembra e Piana Rotaliana. I viticoltori si sono aperti al dialogo per consumatori più consapevoli del lavoro dietro a ogni fase del Trentodoc, dalla coltivazione alla vendemmia, dall’affinamento fino alla sboccatura. Esempi? I fratelli Romanese affinano le loro bottiglie a venti metri di profondità nel lago di Levico Terme (l’azienda ha aderito al progetto BEEING, destinato al sostegno dell’apicoltura biologica, allestendo le arnie tra i filari). Storica la Grotta dove Pedrotti affina i suoi spumanti. Scavata a inizio secolo scorso a colpi di dinamite nella roccia (ancora evidenti i fori per l’inserimento dei candelotti), durante il Secondo conflitto mondiale è stata usata come rifugio antiaereo per accogliere gli abitanti di Nomi. Ad accogliere gli ospiti, le sorelle Donatella e Chiara Pedrotti che con determinazione continuano l’opera intrapresa del padre. Per mantenere temperatura e grado di umidità costanti, tutti gli associati all’Istituto Trento Doc hanno optato per l’isolamento termico e sono sorte numerose cantine ipogee: Balter, Bellaveder, Borgo dei Posseri, De Vigili, Endrizzi, Man Spumanti (interrata a 550 metri), Terre del Lagorai, Villa Corniole, Pravis, Rotari e Cantina Mori Colli Zugna (terminata recentemente e realizzata con il “tetto verde”, in parte ricoperto da vigneto).
Cucina, cultura e spettacoli
Tre capitoli importanti per il Trentodoc Festival: lungo l’elenco degli ospiti, chef rinomati (tra cui Vito Mollica, Andrea Selvaggini, Mattia Dallavalle, Giancarlo Perbellini, Errico Recanati), scrittrici, comici e musicisti (Dario Vergassola, Beppe Vessicchio, Mario Cucinella, Francesca Giannone, Brenda Lodigiani, Marco Serino, Marco Morricone, Michele Placido, Valerio Cappelli, Calogero Di Liberto, Vasco Brondi). Il resoconto della manifestazione? “Presente per la prima volta”, dice Pietro Russo, Master of Wine dalla passata primavera. “Sono rimasto colpito dalla grande partecipazione del pubblico, attento e curioso. Impeccabile l’organizzazione, con attenzione alla puntualità. Di grande professionalità la sommellerie. Inoltre, pur itinerante, il Festival si concilia con la città, le location scelte sono eleganti e facilmente raggiungibili. Al netto della storicità e della tradizione, le bollicine di montagna trentine sono eccellenti ed è stato facile trasmettere il loro messaggio”. Trentodoc Festival è promosso dalla Provincia autonoma di Trento e organizzato da Istituto Trento Doc e Trentino Marketing, in collaborazione con Corriere della Sera.