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Vini del Mondo
23/04/2024
Di Redazione AIS

Tutto quello che c’è da sapere sul Rodano

Mentre le discussioni tra appassionati di vino si infiammano spesso nel confronto tra Borgogna e Bordeaux, esiste un’altra grande regione vinicola francese che merita un posto di primo piano, pur rimanendo talvolta ingiustamente in ombra: la Valle del Rodano.

Terza denominazione di Francia per estensione (superata solo da Languedoc-Roussillon e Bordeaux), il Rodano offre un universo enologico ricco e complesso, spesso sottovalutato. La Valle del Rodano vanta ben 37 varietà d’uva autorizzate, di cui solo poche sono universalmente note. Sebbene alcune sue AOC (Appellation d’Origine Contrôlée) propongano vini monovarietali, è nell’arte dell’assemblaggio che il Rodano ha costruito la sua fama, al punto che i rossi basati su grenache, syrah e mourvèdre sono definiti “stile Rodano” in tutto il mondo, così come i bianchi che vedono protagoniste Marsanne e Roussanne. In un recente articolo, Mike Desimone e Jeff Jenssen hanno deciso di fornire un quadro completo e aggiornato.

Un viaggio nella storia: dai Romani ai papi d’Avignone

Le ripide sponde del fiume Rodano ospitano la vite fin dai tempi dei Greci e dei Romani. Già nel I secolo d.C., la regione era un centro importante per la produzione di anfore destinate alla conservazione e al trasporto del vino, e nello stesso periodo venivano costruiti i primi muretti a secco e terrazzamenti per coltivare le vigne. La caduta dell’Impero Romano segnò un declino dell’importanza della regione nel bacino mediterraneo, ma la viticoltura non si interruppe mai del tutto. Fu il trasferimento della sede papale da Roma ad Avignone all’inizio del XIV secolo a dare un nuovo, vigoroso impulso alla coltivazione della vite, specialmente nella parte meridionale della valle.

Successivamente, verso la fine del XVII secolo, il porto fluviale di Roquemaure, poco a nord di Avignone, divenne uno snodo cruciale per il commercio. I vini della zona erano già rinomati, tanto che le botti spedite via fiume iniziarono a essere marchiate con le iniziali “CDR” per coste du Rhône (all’epoca al singolare, riferendosi alla sola riva destra), un’embrionale indicazione di provenienza. Fu proprio qui che presero forma alcune delle prime regole di quello che sarebbe diventato il sistema francese delle AOC: Châteauneuf-du-Pape fu designata come prima AOC del paese nel 1936, seguita dall’appellativo generico Côtes du Rhône l’anno successivo.

Geografia e clima: fiume, rocce e il soffio del Mistral

La Valle del Rodano si estende per circa 240 km da nord a sud, lungo le sponde spesso scoscese del fiume, coprendo quasi 65.000 ettari di vigneti distribuiti in 148 comuni. Il suo paesaggio spettacolare è frutto di eventi geologici imponenti avvenuti 300 milioni di anni fa. Le eruzioni vulcaniche nel Massiccio Centrale diedero origine alle rocce granitiche del Rodano Settentrionale, mentre nel sud, la sedimentazione marina calcarea creò imponenti formazioni di arenaria. Successivi movimenti tettonici causarono il sollevamento delle Alpi e il collasso della valle, permettendo l’ingresso del Mediterraneo, il cui ritirarsi lasciò il substrato attuale di calcare, argilla, sabbia e granito.

Climaticamente, la parte nord presenta un clima continentale, con inverni freddi e ventosi ed estati calde. Il sud gode invece di un clima più tipicamente mediterraneo per tutto l’anno. Ben 32 venti diversi, ciascuno con un proprio nome, influenzano le condizioni meteorologiche, ma il più celebre e impattante è senza dubbio il Mistral. Questo vento, a volte così violento da sradicare alberi secolari, ha però il pregio di spazzare via umidità e nuvole, garantendo giornate calde e soleggiate e notti fresche, con temperature mitigate dal calore rilasciato dalle rocce e dai suoli sassosi dei vigneti.

Nord e sud: stili diversi

La Valle è nettamente divisa in due macro-regioni: il Rodano Settentrionale e il Rodano Meridionale, ulteriormente suddivise in numerose appellation comunali con specifici disciplinari. Il livello qualitativo di base è rappresentato dall’AOC Côtes du Rhône, che copre circa il 60% della produzione totale. Nel Nord, i vini più rinomati sono a dominanza syrah e provengono dalle AOC Hermitage, Crozes-Hermitage, Cornas, Cote-Rotie e Saint Joseph. Nel Sud, dove domina la grenache spesso in blend, spiccano Châteauneuf-du-Pape e Gigondas.

I vini bianchi rappresentano solo il 12% circa della produzione, ma offrono grande qualità e diversità. Oltre ai Côtes du Rhône bianchi, si trovano eccellenze nelle AOC settentrionali come Condrieu (patria del viognier), Hermitage, Crozes-Hermitage, Saint-Péray e Saint Joseph, e in quelle meridionali come Côtes du Rhône Villages, Châteauneuf-du-Pape, Lirac e Vacqueyras. Esiste anche un’unica AOC dedicata a un vino dolce naturale, il Muscat de Beaumes de Venise, spesso abbinato a dessert cremosi o foie gras.

Il patrimonio varietale: un’orchestra di uve

due vitigni rossi principali sono syrah, regina indiscussa del Nord, e grenache, che domina nel Sud, dove è frequentemente assemblata con mourvèdre, carignan e cinsault. Un’aggiunta relativamente recente (1961) è il marselan, incrocio tra grenache e cabernet sauvignon.

Tra i bianchi, nel Nord primeggiano marsanne e viognier, mentre il Sud offre maggiore biodiversità con l’aggiunta di grenache blanc, clairette e roussanne. La celebre AOC Châteauneuf-du-Pape ammette tradizionalmente ben 13 varietà: grenache, mourvèdre, syrah, counoise, terret noir, vaccarèse, muscardin, clairette, picpoul, picardin, bourboulenc, roussanne e cinsault (un mix di uve rosse e bianche, sebbene queste ultime siano permesse solo in piccole quantità).

Volti del Rodano: produttori iconici e realtà emergenti

Con oltre 6.000 aziende viticole che conferiscono uve a circa 1.800 cantine private e 103 cooperative, il panorama produttivo è vastissimo. Tra i nomi che hanno fatto la storia e continuano a rappresentare l’eccellenza, l’articolo di Desimone e Jenssen cita: il Domaine de la Chapelle con il suo iconico La Chapelle Hermitage, considerato uno dei più grandi Syrah al mondo; la famiglia Chave, da 16 generazioni dedita alla viticoltura nel Rodano Settentrionale, oggi guidata da Jean-Louis Chave (dal 1993); il Domaine Les Alexandrins e il suo ricercato Saint Joseph Les Ponts da suoli granitici; lo Château de Beaucastel, pioniere dell’agricoltura biologica a Châteauneuf-du-Pape fin dagli anni ’60; il Domaine du Colombier con la Cuvée Gaby Crozes-Hermitage, un omaggio al padre dei proprietari attuali; lo Chateau de Saint Cosme con il suo sorprendente Le Poste Gigondas Blanc da 100% clairette; e lo Château La Nerthe con il Clos de Beauvenir Châteauneuf-du-Pape Blanc, magnifico esempio di bianco da un’AOC nota per i rossi.

Le annate da ricordare

Orientarsi tra le annate è fondamentale. Secondo gli autori:

  • 2023: Annata buona per i rossi ed eccellente per i bianchi, nonostante una stagione di crescita irregolare.
  • 2022: Estate molto calda e secca, con risultati generalmente migliori per i rossi rispetto ai bianchi (ma affidarsi ai migliori produttori è sempre consigliato).
  • 2020: Annata caratterizzata da eccellente freschezza e acidità diffusa, grazie a notti più fresche e assenza di picchi di calore prolungati.
  • 2019: Vendemmia di alta qualità sia per i bianchi che per i rossi, noti per complessità e acidità.
  • 2015: Annata considerata all’epoca la migliore del secolo, offre oggi bianchi maturi e pronti e rossi godibili ma con ulteriore potenziale di affinamento.

Curiosità e aneddoti

La lunga storia della regione è costellata di aneddoti curiosi:

  • Il nome originale era Côste du Rhône (al singolare) perché inizialmente si riferiva solo ai vini della riva destra del fiume.
  • Dal 1954, il comune di Châteauneuf-du-Pape ha una legge che vieta l’atterraggio, il decollo o il sorvolo dei suoi vigneti da parte di dischi volanti (!).
  • Le AOC Condrieu e la sua sottozona Château-Grillet sono le uniche al mondo a produrre esclusivamente vino 100% viognier.
  • Il nome Châteauneuf-du-Pape (“il nuovo castello del Papa”) deriva proprio dal trasferimento della sede papale ad Avignone tra il 1309 e il 1377.
Redazione AIS
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