Ultima chiamata per lo Champagne: innovare o scomparire

Lo Champagne, da sempre sinonimo di lusso, celebrazioni e joie de vivre, sta vivendo un momento di inaspettata flessione. Un’analisi approfondita di Patrick Schmitt su The Drinks Business svela un quadro complesso: le spedizioni sono precipitate di quasi 55 milioni di bottiglie in soli due anni, un calo che riporta il settore indietro ai primi anni 2000. Ma cosa si cela dietro questi numeri? È una vera e propria crisi, o semplicemente un assestamento dopo l’euforia post-pandemica?
Numeri impassibili: un declino che non si vedeva da due decenni
Schmitt apre l’articolo con dati che non lasciano spazio a dubbi: nel 2024, le spedizioni di Champagne si sono fermate a 271,4 milioni di bottiglie. Un calo del 9,2% rispetto al 2023, che a sua volta aveva registrato un -8% rispetto al 2022. In termini assoluti, la regione ha perso oltre 50 milioni di bottiglie in due anni. Per trovare numeri simili, bisogna tornare al 2001, quando le spedizioni furono di 262,7 milioni. Un confronto che fa riflettere, considerando che gli unici anni con totali inferiori in questo secolo (2000, 2001 e 2020) furono segnati da eventi eccezionali come l’eccesso di scorte post-millennio e i lockdown per il Covid.
Le molteplici cause del crollo: un cocktail amaro per le bollicine
L’articolo di db non si limita a riportare i numeri, ma scava a fondo nelle cause di questo declino, delineando un quadro multifattoriale. Innanzitutto, c’è la questione del prezzo. Lo Champagne è diventato sensibilmente più caro.
Charles Philipponnat, di Champagne Philipponnat, parla apertamente di un aumento del 20-25% in tre anni, legato al costo crescente delle uve. Questo incremento, in un periodo di inflazione e incertezza economica, ha spinto alcuni consumatori verso alternative più accessibili, come il Crémant (spumante francese prodotto fuori dalla regione dello Champagne) o il Prosecco italiano.
Altro fattore determinante è l’eccesso di scorte. Dopo la corsa all’acquisto che ha caratterizzato la ripresa post-pandemica, molti mercati si sono ritrovati con magazzini pieni di Champagne. Questo ha portato a una naturale riduzione degli ordini nel 2024, come sottolinea Vitalie Taittinger, presidente di Champagne Taittinger.
Il contesto globale, poi, non ha certo aiutato. Guerre, elezioni, instabilità politica ed economica… non è il clima ideale per stappare Champagne. Nathalie Doucet, presidente di Champagne Besserat de Bellefon, racconta di come persino il mercato sudcoreano, in passato molto promettente, abbia subito un brusco stop a causa di eventi politici interni. Anche un fattore apparentemente secondario, come un’estate piovosa e fredda in Europa ha influenzato negativamente le vendite.
Non va dimenticato, infine, l'”effetto Trump“. Alcuni produttori, come Charles-Armand de Belenet di Bollinger, hanno ammesso di aver anticipato spedizioni negli Stati Uniti alla fine del 2024, per evitare possibili dazi imposti da una nuova amministrazione Trump. Un fattore che ha “gonfiato” artificialmente i dati di quell’anno, contribuendo al calo relativo del 2024. Infine, con la fine delle restrizioni, i consumatori sono tornati a viaggiare, considerando quest’attività un lusso primario, e riducendo di conseguenza altre spese, tra cui vino e champagne
Non solo pessimismo: voci di resilienza e ottimismo
Nonostante il quadro apparentemente cupo, l’articolo di Schmitt raccoglie anche voci di resilienza e, in alcuni casi, di cauto ottimismo. David Chatillon, co-presidente del Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne, sottolinea come, considerando il contesto estremamente negativo, il calo del 9% avrebbe potuto essere molto peggiore.
Frédéric Dufour, amministratore delegato di Ruinart, ipotizza che la domanda reale dei consumatori sia più alta di quanto dicano i dati sulle spedizioni, a causa della riduzione delle scorte nei mercati. James Simpson, amministratore delegato di Pol Roger Portfolio, vede un lato positivo nel calo delle vendite: una maggiore disponibilità di Champagne invecchiato, e quindi di qualità potenzialmente superiore.
Il ritorno delle promozioni: un’arma a doppio taglio?
Un altro aspetto interessante che emerge dall’articolo è il ritorno delle promozioni sui prezzi dello Champagne. Dopo tre anni di scarsità e prezzi in aumento, gli sconti sono tornati a essere uno strumento per smaltire le scorte e incentivare i consumi. Ma, come fa notare de Belenet, i prezzi in promozione sono comunque più alti rispetto al periodo pre-pandemia.
Il futuro dello Champagne: adattarsi o soccombere?
L’analisi di db ci consegna l’immagine di un settore di fronte a un bivio. Lo Champagne non può più dare per scontata la sua posizione di privilegio. Deve confrontarsi con un mondo in rapido cambiamento, con consumatori più attenti al rapporto qualità-prezzo, più sensibili alle questioni di salute e benessere, e con una concorrenza sempre più agguerrita.
Le sfide sono molteplici. Bisogna gestire i costi, trovando un equilibrio tra il prezzo delle uve, i costi di produzione e il prezzo finale al consumatore. È necessario comunicare in modo efficace, abbandonando il linguaggio tecnico e autoreferenziale, e puntando su messaggi semplici e diretti, capaci di coinvolgere anche i consumatori più giovani. Serve innovare, sviluppando nuovi prodotti, come le linee “no e low”, per intercettare le nuove tendenze di consumo. E, soprattutto, è fondamentale mantenere l’eccellenza, non cedendo alla tentazione di abbassare la qualità per ridurre i costi, ma continuando a puntare su ciò che ha reso lo Champagne un’icona mondiale.
Il futuro dello Champagne, insomma, è una partita aperta. I produttori che sapranno interpretare i segnali del mercato, adattarsi ai cambiamenti e innovare senza tradire la propria identità avranno le migliori carte da giocare. Quelli che resteranno ancorati al passato rischiano di veder svanire le loro preziose bollicine.