Uva da tavola, in Puglia si fa rete
Ogni volta che si nomina la Puglia l’associazione con l’immagine dell’olio d’oliva è istantanea. Dopotutto il “tacco d’Italia” ne è il principale produttore con poco meno del 40 per cento del totale nazionale. Eppure, per quanto questa quota di mercato sia alta, è ben lontana dal primato di un altro prodotto dell’agricoltura: l’uva da tavola. Che in Puglia raggiunge addirittura il 60 per cento di tutta quella tricolore, facendone il secondo prodotto dell’ortofrutta italiana più esportato al mondo dopo le mele.
C’è però una contraddizione in termini: a questi numeri da monopolio, infatti, non corrisponde una altrettanto schiacciante forza del comparto quando c’è da trattare prezzi e condizioni con buyer, operatori del settore e, soprattutto, grande distribuzione organizzata (GDO). Qualcosa però inizia a muoversi. Accanto al lavoro che da decenni svolgono le associazioni del mondo agricolo, si è da qualche tempo affacciata una nuova realtà. Si chiama Rete Regina di Puglia (Regina è una delle principali varietà locali di uva assieme a Italia, Victoria, Red Globe) ed è un ente intercomunale che unisce sette Comuni dislocati a cavallo tra le provincie di Bari e Taranto, che rappresentano una delle zone a più ampia produzione: Adelfia, Casamassima, Polignano a Mare, Mola Di Bari, Rutigliano, Castellaneta e Noicattaro.
Supporto ai produttori con Rete Regina di Puglia
Dello stato attuale del settore e di ciò che la Rete Regina di Puglia si ripropone di fare per essere da supporto ai produttori e alle aziende si è parlato nel corso di una tavola rotonda organizzata nell’ambito della Sagra dell’Uva da Tavola, promossa dal Comune di Castellaneta. Ne è emerso un quadro fatto di criticità ma anche di potenzialità e prospettive. Criticità, come ha raccontato Vito Rubino di Cia Due Mari (Area Taranto-Brindisi), ormai memoria storica delle organizzazioni di settore, che vengono dal peccato originale della difficoltà, o per meglio dire della diffidenza reciproca, dei produttori locali a fare squadra. “Ricordo ancora – ha sottolineato Rubino – di quando nel 1992 la Cia organizzò una prima iniziativa a tema uva da tavola. Parlammo e discutemmo di come crescere insieme, ma alla fine gli agricoltori ci rispondevano che a loro interessava solo l’assegno del compratore da consegnare prima della vendemmia. Da allora i problemi sono sempre gli stessi, anzi forse sono aumentati. Resta però un aspetto: l’agricoltura e non l’Ilva, in questo territorio, è il vero motore dell’economia”. Ma c’è anche una speranza: “Le nuove generazioni hanno compreso che bisogna cambiare atteggiamento altrimenti non si va da nessuna parte. Oggi i nuovi imprenditori hanno studiato, c’è il commercio elettronico che sta cambiando le cose. Io penso riusciremo ad avere una svolta per quanto riguarda la commercializzazione, ma questo non prescinde dal fatto che i produttori devono mettersi insieme e affidarsi alle mani di professionisti, perché ognuno deve fare il suo mestiere, a cominciare dal piazzare il prodotto sul mercato”.
Di una generazione più giovane, e quindi con occhi differenti con i quali guardare le cose, Pierfrancesco Marchitelli di Coldiretti Castellaneta, per il quale non ci sono dubbi: “Il futuro è l’associazionismo. Il produttore deve produrre, ma chi deve commercializzare deve essere una persona specializzata. Non può l’agricoltore mettersi al telefono e piazzare il prodotto. Logistica, confezionamento, stoccaggio, spedizione sono tutti fattori che devono fare persone preparate e deputate a questo”.
Unirsi in gruppo per essere competitivi
“È una peculiarità tutta del mondo agricolo – ha ricordato Gianni Di Pippa, sindaco di Castellaneta – quella di fare resistenza al mettersi insieme, e non solo nel Sud Italia. Ho lavorato a Hong Kong con la Camera di Commercio italiana e me ne accorgevo. Gli unici a essere organizzati sono le Regioni del centro Italia, come l’Emilia Romagna che ha conosciuto il sistema delle cooperative. Oggi fare rete è indispensabile. In questo senso arriva la Rete Regina di Puglia. Con l’obiettivo di fare cooperazione e gruppo. Dando l’esempio, nel senso che è importante che i Comuni facciano rete, ma è forse ancora più importante che gli imprenditori facciano gruppo. Solo facendo gruppo nella contrattazione puoi essere competitivo con la GDO. Inoltre, la rete dei Comuni ci farà partecipare a eventi e fiere importanti. Oltre a garantire i servizi fondamentali per tante criticità, come la viabilità”.
Ad approfondire il funzionamento della Rete Regina di Puglia è stato il sindaco di Noicattaro, Raimondo Innamorato, che del nuovo ente è presidente. “Abbiamo pensato di coinvolgere i Comuni pugliesi particolarmente vocati alla produzione di uva da tavola – ha spiegato – per via delle problematiche riscontrate negli ultimi tempi, dall’aumento dei costi energetici a carico dei produttori alle calamità atmosferiche. Per questo, ovviamente, gli agricoltori si rivolgono alle istituzioni e alle associazioni di categoria. Il sindaco è l’istituzione di prossimità ma può fare ben poco, non ha la competenza diretta nella risoluzione dei problemi, non può stanziare somme per ristorare i danni causati, ad esempio, della grandine. E non può risolvere i problemi del mercato, come quello dei prezzi imposti dalla GDO che impediscono agli agricoltori di fare margine. Tutto questo ci ha spinto a riflettere e pensare appunto che lavorando assieme si potesse migliorare il peso specifico delle Istituzioni: da soli i Comuni, per quanto importanti, non muovo nulla al fine di risolvere i problemi. Invece una rete che si costituisce mediante una forma e una finalità precisa del Testo Unico degli Enti Locali può sostenere il comparto dell’uva da tavola. Il progetto – ha concluso il sindaco del Comune barese – ha subito sortito l’effetto sperato dopo averlo presentato alla Fruit Logistica di Berlino: confrontandoci con altre realtà abbiamo capito che la rete, oltre a rappresentare i produttori, può diventare un espediente, un volàno di opportunità. Lo hanno fatto in Trentino con il Consorzio Melinda e oggi sono loro a dettare le condizioni di mercato. Perché non possiamo farlo anche noi?”.
La foto dell’uva sono di Thomas Schaefer e Manki Kim su Unsplash.