“Wine is a Contemporary Story”: verso un manifesto del vino contemporaneo tra arte, sostenibilità e innovazione

Come l’arte, anche il vino attraversa il tempo, nasce da un gesto umano che intreccia tecnica e intuizione, visione e ascolto, tradizione e rottura, emozione e memoria. È un linguaggio antico che oggi, più che mai, reclama parole nuove per essere raccontato. Se l’arte ha saputo reinventarsi, rompendo schemi per restare fedele al proprio presente, il vino non è da meno: non è più solo una bevanda, ma paesaggio, cultura, relazione, racconto. È materia viva che riflette le tensioni, le estetiche e i valori del nostro tempo.
“Wine is a Contemporary Story”: un manifesto culturale
Da questa consapevolezza nasce “Wine is a Contemporary Story”, l’incontro promosso da Alessio Planeta, amministratore delegato e responsabile tecnico delle Aziende Agricole Planeta. Non si tratta di uno slogan, ma di un vero programma culturale, un approccio al lavoro e una visione del mondo, un viaggio che parte dalla Sicilia, attraversa il tempo e lo spazio, e si fa espressione di un nuovo modo di raccontare il vino, l’arte e la cultura. Qui il passato si rifrange nel presente e il futuro inizia a prendere forma.

Un evento tra vigne, arte e dialogo
L’incontro promosso da Planeta a Contrada Buonivini, immerso tra vigne e mandorleti, si è trasformato in un momento collettivo di riflessione e ascolto dedicato al vino del nostro tempo. L’evento ha celebrato il vino come fenomeno culturale, favorendo il dialogo tra produttori, artisti ed esperti, unendo degustazioni a momenti di approfondimento critico. Al centro dell’esperienza, la visita a Costellazioni d’Arte – collezione permanente ideata da Valentina Bruschi, Vito Planeta e Ignazio Mortellaro – che coniuga la bellezza del paesaggio con la creatività di artisti italiani e internazionali, arricchita quest’anno da una nuova opera di Vanessa Beecroft. A completare la giornata, due panel pubblici: “Contemporary Wineries”, dedicato al ruolo innovativo delle cantine, e “Contemporary Wines and More”, che ha esplorato le nuove frontiere del gusto e della sostenibilità.


Il vino come esperienza filosofica e culturale
“Il vino contemporaneo non è soltanto il frutto di una fermentazione, ma il risultato di una riflessione sul gesto agricolo, sull’identità, sull’ambiente, sull’estetica e sul senso”. Una ricerca che si intreccia anche con un approccio filosofico e che – come afferma Alessio Planeta – parte dalla domanda: “cosa significa essere contemporanei oggi? Seguendo la riflessione di Giorgio Agamben, il contemporaneo è chi aderisce al proprio tempo attraverso una distanza critica che permette di comprenderlo e ridefinirlo. Il vino condivide questa tensione tra presente e passato: è una materia viva, in continua evoluzione, che sfida il tempo e le sue definizioni”.
Dagli anni Ottanta ad oggi, il vino ha attraversato molteplici metamorfosi, dal vino dei vitigni, a quello dei brand, dei territori, fino al vino ideologico e naturale. Oggi cerca un equilibrio tra identità, sostenibilità e innovazione e raccontare questo percorso significa valorizzare la sua evoluzione estetica, produttiva e culturale.

Un dialogo aperto tra voci diverse
Due panel, tante voci – produttori, artisti, filosofi, comunicatori – hanno iniziato a delineare i contorni di un Manifesto del Vino Contemporaneo, partendo da una certezza, quella che oggi il vino è un gesto creativo che, come l’arte, narra, emoziona, interroga, costruisce visioni. Roberta Ceretto, Arturo Pallanti, Tiziana Frescobaldi e Alessio Planeta hanno raccontato come l’arte, nelle loro cantine, sia divenuta un linguaggio necessario, capace di risvegliare luoghi e generare nuove narrazioni. Non ornamento, ma leva culturale e spazio di trasformazione.
Nicola Perullo, filosofo, saggista e professore ordinario di Estetica, ha proposto una visione del vino come “opera aperta”, non un oggetto finito, ma un’esperienza relazionale, che si completa solo nell’incontro con chi lo beve. Il vino non si limita a essere prodotto e consumato, ma si vive, si interpreta, si attraversa.

Tra natura, innovazione e nuove forme di consumo
Nel pomeriggio, il confronto si è spostato sulle tensioni tra natura e innovazione, tra tradizione e futuro. Arianna Occhipinti, Diva Moretti Polegato, Niclas Foradori, Mauro Mattei, Andrea Farinetti e altri protagonisti si sono confrontati su naturalità, sostenibilità, vini NO-LO e nuove forme di consumo. Il vino oggi è un punto d’incontro tra cultura e mercato, tra memoria e accessibilità, tra identità e trasformazione. Non è più solo un prodotto, ma un mezzo per condividere, per costruire comunità, per generare senso.
Il Manifesto di Noto: un invito a tutta la filiera
Il risultato? L’avvio condiviso e la stesura del “Manifesto di Noto”, come atto collettivo che interpreta il vino come linguaggio contemporaneo, vivo e in trasformazione. Oggi le cantine sono spazi di architettura, le vigne laboratori di equilibrio tra natura e tecnica, i consumatori sono più informati, consapevoli, curiosi. Ma proprio ora, questo mondo così evoluto sembra esposto a nuove fragilità, narrazioni critiche, cambiamenti profondi. Forse non è il vino a essere in discussione, ma il modo in cui lo raccontiamo.
Il Manifesto di Noto è un invito aperto a tutta la filiera, per pensare al vino in modo più ampio, inclusivo, responsabile. A non temere il cambiamento, ma ad abitarlo. Perché il vino, proprio perché sempre contemporaneo, non è mai uguale a sé stesso. E nella sua mutevolezza, continua a raccontare – con linguaggi sempre nuovi – chi siamo, da dove veniamo e verso dove vogliamo andare.

La visione di Alessio Planeta sul vino contemporaneo
“Il vino è contemporaneo – afferma Alessio Planeta – perché come l’arte e la cultura è espressione del tempo in cui vive, pur mantenendo un dialogo con il passato e proiettandosi nel futuro. È relazione, è bellezza, è custodia del paesaggio, è economia, è cultura. E ogni vino è irripetibile, perché ogni produttore è unico”.
Questo approccio, che intreccia filosofia, arte, territorio e innovazione, restituisce al vino la sua dimensione più autentica, quella di linguaggio vivo, espressione del nostro tempo e strumento di dialogo tra culture e generazioni.
Come conclude Alessio Planeta: “Ci auguriamo che il Manifesto di Noto possa diventare uno spazio di confronto permanente, dove discutere apertamente e con sincerità sul valore del vino nella nostra società e sulle sfide che ci attendono. Il prossimo anno passeremo il testimone ad altri produttori, affinché questa riflessione condivisa possa continuare. Perché siamo certi che il vino resterà un incredibile generatore di bellezza, piacere, economia, socialità e cultura”.
