Champagne: un brindisi alla resilienza, oltre le bollicine
Lo Champagne, oggi simbolo di festa e lusso, ha una storia segnata dalle guerre. Le sue cantine, le crayères, sono state rifugio e simbolo di resistenza. I produttori, con coraggio e innovazione, hanno superato le avversità, trasformando la regione in un punto di riferimento mondiale per la produzione di spumanti di qualità.
Oggi, lo Champagne evoca immagini di lusso, festeggiamenti e spensieratezza. Ma dietro questa patina dorata si cela una storia di eroismo e resistenza, forgiata nel fuoco delle guerre che hanno devastato la regione. Ne parla Kathleen Willcox su Wine Searcher.
La sua posizione strategica al confine con la Francia ha reso la Champagne un territorio conteso, teatro di sanguinose battaglie durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Reims, in particolare, subì 1051 giorni di bombardamenti, che la ridussero quasi in macerie, colpendo anche simboli come la Cattedrale e la Basilica di Saint-Rémi.
Le celebri crayères, le cantine sotterranee scavate nel gesso, si trasformarono in rifugi sicuri per la popolazione e i soldati. In questi labirinti di pietra, la vita continuava, tra lezioni scolastiche improvvisate e messe celebrate in cappelle di fortuna. Le pareti delle crayères, ancora oggi, portano i segni di quei giorni difficili, con graffiti che raccontano storie di speranza e resistenza.
I produttori di Champagne, nonostante le avversità, non si arresero. Continuarono a produrre vino, anche se in quantità ridotte, e si impegnarono attivamente nella resistenza. Storie come quelle di Anne Marie Yolande Kunkelmann, erede di Piper-Heidsieck, che nascose armi e aiutò gli ebrei a fuggire, o di Francois Taittinger, imprigionato per aver difeso la qualità del suo Champagne, testimoniano il coraggio e la determinazione di questi uomini e donne.
Le guerre hanno lasciato un segno indelebile nella cultura e nella produzione dello Champagne. La resilienza di fronte alle avversità, la capacità di adattarsi e di innovare sono diventate parte integrante dell’identità della regione. Inoltre, l’esperienza della guerra ha portato a un’evoluzione nella produzione dello Champagne. Grazie agli investimenti del Piano Marshall, la tecnologia vitivinicola ha fatto passi da gigante, migliorando la qualità del vino e aprendo nuove opportunità di mercato. L’introduzione di serbatoi e tubi in acciaio inossidabile ha ridotto l’ossidazione, elevando drasticamente la qualità dei vini.
L’esperienza della guerra ha influenzato anche altre regioni vinicole, come il Trentodoc in Italia. La scoperta casuale di Giulio Ferrari, che trovò il suo vino migliorato dopo anni di invecchiamento in cantina durante l’occupazione nazista, rivoluzionò la produzione di spumante in questa regione, portando a una maggiore attenzione all’affinamento sui lieviti. La liberazione di Reims ed Epernay nel 1944 fu accolta con un’esplosione di gioia e di bollicine. Da allora, lo Champagne ha conquistato il mondo, diventando sinonimo di celebrazione e lusso. Ma dietro ogni flûte, c’è una storia di coraggio, resilienza e amore per la propria terra. Un brindisi, quindi, non solo al piacere del vino, ma anche alla memoria di chi ha lottato per preservarlo.