In Linguadoca volano gli stracci
La “Revue du Vin de France” ha scatenato una polemica nel Languedoc, “snobbando” due importanti aziende vinicole nella sua ultima guida. I produttori accusano la rivista di mancanza di rispetto e di arroganza “parigina”. Il direttore della RVF si difende, spiegando il metodo di valutazione e riconoscendo il clima di tensione nel settore. La polemica mette in luce le tensioni tra Parigi e le regioni vinicole francesi, scrive Oliver Styles.
La storica diatriba tra la cosmopolita Parigi e il resto della Francia si è riaccesa, questa volta nel mondo del vino. La prestigiosa rivista “La Revue du Vin de France” (RVF) ha scatenato l’ira di due delle più celebrate aziende vinicole del Languedoc, Mas de Daumas Gassac e La Grange des Pères, dopo averle “snobbate” nella sua ultima guida, la “Guide Vert 2025”. A ripercorrere la vicenda è Oliver Styles, su Wine Searcher.
Mas de Daumas Gassac, un’icona del Languedoc, è stata insignita di una sola stella su quattro, mentre La Grange des Pères, un’azienda di culto, è stata completamente omessa dalla guida. Queste valutazioni hanno provocato una reazione furiosa da parte dei proprietari, che hanno accusato la RVF di mancanza di rispetto e di un atteggiamento altezzoso tipico dei “parigini nella loro bolla”.
La tensione tra La Grange des Pères e la RVF non è nuova. Il defunto Laurent Vaillé, ex enologo dell’azienda, aveva pubblicamente criticato la rivista, definendo i suoi critici “idioti” dopo alcune recensioni negative. La situazione è precipitata ulteriormente quando, dopo la tragica scomparsa di Vaillé nel 2021, la RVF ha riportato la notizia, rivelatasi poi falsa, che la proprietà era stata abbandonata. Bernard Vaillé, fratello di Laurent, ha dichiarato di essere stato sull’orlo di portare la rivista in tribunale per diffamazione.
Denis Saverot, direttore della RVF, ha cercato di gettare acqua sul fuoco, spiegando che la rivista valuta l’intera produzione di un’azienda, comprese le linee di vini più accessibili, e che i degustatori sono disposti a visitare le aziende che non inviano i loro vini per la valutazione. Ha inoltre riconosciuto che il clima di tensione nel settore, aggravato dal calo dei consumi di vino, potrebbe aver contribuito ad acuire le reazioni.
Nonostante le critiche, Saverot ha mantenuto un atteggiamento positivo, affermando che “la cosa peggiore sarebbe pubblicare una guida e vederla accolta con indifferenza”. La polemica, seppur accesa, testimonia la vitalità e la passione che animano il mondo del vino francese. Ma rivela anche tensioni profonde tra la capitale e le regioni vinicole, mettendo in luce la percezione di un centralismo parigino che fatica a riconoscere il valore e l’identità delle produzioni locali.