“A Montefalco, Sagrantino ovviamente… e non solo!”

Il 17-18 giugno 2025 siamo stati in Umbria all’iniziativa “Amontefalco” organizzata dal Consorzio di tutela Vini Montefalco, giunto al 44° anno di attività. Nel corso della manifestazione si sono svolti numerosi eventi di promozione dei vini e del territorio, andando a interessare centinaia di operatori di settore volti a scoprire soprattutto l’anteprima della nuova annata del Sagrantino di Montefalco DOCG.

I segreti dell’annata 2021
La 2021 si conferma per Montefalco un’annata splendida, valutata in 94/100 e quindi in 4 stelle, simbolo di livello “Ottimo”. Nel dettaglio, l’annata è stata inizialmente interessata da un rigido inverno, cadenzato da piogge e successivamente, in primavera, da qualche gelata, il che ha generato qualche calo produttivo a fine stagione. Tuttavia, questa perdita è stata complessivamente poco interessante per le varietà più tardive, come appunto il Sagrantino (ma anche per il Trebbiano Spoletino), le quali benché abbiano dovuto fare i conti con un’estate molto calda e secca, hanno potuto beneficiare di qualche abbassamento di temperatura nelle fasi vendemmia (tendenzialmente a ottobre), andando a mitigare i comunque alti livelli zuccherini con un profilo aromatico e polifenolico ampio. Complessivamente uve sane ed equilibrate che di fatti hanno prodotto vini di buona matrice estrattiva, con ottime acidità e quindi certamente capaci di affrontare lunghi affinamenti.

Sagrantino e tannino, non a caso fanno rima
Il Sommelier lo sa, quando si parla di tannino e il gioco si fa duro… il Sagrantino inizia a giocare. Una varietà umbra molto conosciuta globalmente proprio per il suo corredo polifenolico da record, ma estremamente intrigante anche in fatto di qualità. Nel 2008, infatti, il Consorzio demandò uno studio all’Istituto Agrario di San Michele all’Adige nel quale si dimostrò come i tannini del Sagrantino mostrino sicuramente un numero assoluto imponente, ma risultino anche qualitativamente unici in quanto formati da componenti attenuanti sulla percezione di astringenza (benché il loro numero totale sia talmente elevato da caratterizzare poi un sorso estremamente poggiato e protagonista su tale percezione). Tannino che, se in passato impensieriva più di un produttore (e quindi consumatore), da tanti anni è oggetto di studio e sperimentazione da parte di tante cantine di Montefalco che qui hanno modo di ricavare il meglio dalla varietà, esaltandone le caratteristiche, stando all’interno della culla di un terroir tra i più acclamati dell’Umbria. Corredo polifenolico quindi sempre di alto livello, ma gestito in modo più consapevole, come dimostrato dagli assaggi fatti durante la manifestazione per carpire i segreti della nuova annata. Il livello qualitativo dei grandi produttori resta altissimo, ma, proprio in virtù della grande consapevolezza acquisita negli anni nell’areale, iniziano a fare capolino tra le vette qualitative più rilevanti tante altre realtà. Notiamo in questo senso una piccola apertura, una linea di pensiero nuova che ben si accosta al Sagrantino ufficiale che tradizionalmente conosciamo, meno austero ma certamente sempre autorevole. Certo, l’andamento stagionale, severo nel picco estivo, ha segnato qualche cicatrice dal punto di vista della percezione alcolica in qualche referenza, ma senza snaturarne la nobiltà o comprometterne l’attrattiva. È senza dubbio un’ottima annata quella che abbiamo assaggiato, e di cui godremo certamente per lungo tempo, come il Sagrantino di Montefalco DOCG, e pochi altri vini, ci ha insegnato. Ma non di solo Sagrantino abbiamo gioito in questa edizione di Amontefalco!

Lo stato dell’arte del trebbiano spoletino
Uva anch’essa segnata da un iter storico profondo e di affascinante legame con il territorio. Ancora oggi è possibile trovare numerose piante, abbandonate o preservate, di mezzo ai terreni man mano che dalle colline di Montefalco si punta la bussola in direzione Spoleto. Le vecchie signore citate, sovente sono maritate agli olmi o altri alberi e lasciate crescere abbondantemente in altezza e in lunghezza. Spesso a piede franco, queste ultracentenarie memorie storiche viventi sono le vere curatrici della preservazione di un sapere antico parzialmente abbandonato in passato ma ad oggi felicemente nuovamente in fermento. Vigorosa e resistente a quasi tutte le malattie, il trebbiano spoletino è una varietà tenace anche nelle annate più complesse, capace di regalare sempre un’inconfondibile marker olfattivo e di imprimere nell’acino grande nerbo acido e sapido. In virtù di queste rare abilità in pochi anni si è riscoperta la varietà spoletina e a grandi passi sta divenendo un riferimento regionale per l’Umbria. Grazie proprio alle “frecce al suo arco” già citate, i produttori hanno potuto sperimentare in poco tempo alcune tra le più distanti tecniche fermentative raggiungendo sempre un ottimo livello a prescindere dall’obiettivo enologico. Questa abilità rende la tipologia non dissimile dalle abili capacità di duttilità di uno chardonnay o di un verdicchio (scomodando non a caso riferimenti di primissimo livello) nel produrre svariate tipologie enologiche. È stato quindi un piacere poter apprezzare i vini in purezza derivati da questa cultivar, e comprenderne meglio la sua plasticità accattivante. Vini bianchi di pronta beva, o da lunga evoluzione; macerati o con passaggi in legno o anfora; passiti o metodo classico, il Trebbiano Spoletino tutto può senza abbandonare mai la sua firma stilistica inequivocabile, anzi a ben guardare siamo rimasti colpiti in positivo dalla precisa e giusta volontà dei produttori di dare sempre maggior peso a questa sua matrice rude. Se da un lato la troviamo squisitamente di struttura, di generosità citrica e acida, di stampo sapida e connaturata da cenni agrumati e tropicali, fresca e balsamica, dall’altro richiama anche toni olfattivi pungenti a ricordare il nobile tartufo, o tracce fumé in lungo affinamento. Caratteristiche quest’ultime che finalmente non si vogliono più celare, o ammansire con processi troppo “pilotati”. L’anima gustosamente maleducata dello Spoletino è parte di un’identità umbra forte, briosa e verace, che inevitabilmente è destinata alla grandezza, e di cui siamo certi si parlerà a lungo.
